Il flop dello sciopero del 20 maggio ha dato il via ad un vivace dibattito su come e quando sia opportuno scioperare per rendere efficace la protesta.
In questo momento, uno dei commenti più diffusi in rete è questo: “Dovremmo scioperare come stanno facendo in Francia: si continua fino a quando il Governo non accetta le richieste sindacali”.
Tralasciando ogni considerazione sulla effettiva adesione che azioni “forti” potrebbero riscuotere nel mondo della scuola, è sempre bene ricordare che in Italia esiste un codice di autoregolamentazione degli scioperi nei servizi pubblici essenziali che pone non pochi limiti all’iniziativa sindacale.
Intanto è vietato proclamare scioperi a tempo indeterminato e la durata massima di ogni azione è di due giorni; inoltre fra uno sciopero e un altro devono sempre passare almeno 7 giorni. Nella scuola primaria e nell’infanzia ogni insegnante può scioperare al massimo per 40 ore in un anno (8 giorni); il limite è di 60 ore (12 giorni) negli altri ordini di scuola.
Ogni azione deve essere annunciata con almeno 15 giorni di anticipo.
Senza contare che in alcuni periodi (per esempio nei giorni degli scrutini e degli esami finali) le limitazioni sono ancora maggiori.
Allo stato attuale, quindi, scioperi in stile “francese” sono del tutto impossibili nel settore pubblico e in particolare nella scuola.
A meno che i sindacati non decidano di dichiarare di non sentirsi più vincolati dal codice di autoregolamentazione, ma si tratta certamente di una possibilità remota, anzi inesistente.
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