Mentre il mondo del lavoro si prepara alla mobilitazione del 16 dicembre, la scuola è già pronta: domani 10 dicembre sarà in piazza al seguito delle sigle sindacali FLC CGIL, UIL Scuola, GILDA, SNALS, COBAS, CUB.
Un’occasione preziosa anche per la ricostruzione dell’unità di categoria – fanno notare i sindacati – per protestare contro una condizione retributiva degli insegnanti che continua a essere tra le peggiori d’Europa e in parallelo contro i continui aumenti dei carichi di lavoro, specie in pandemia.
Le misure previste per il DDL Bilancio 2022 e l’utilizzo dei fondi europei previsto nel PNRR non danno risposte ai problemi, che affliggono le lavoratrici e i lavoratori della scuola e di riflesso gli alunni e le alunne. Viene messa a disposizione per il contratto, scaduto da tempo, una cifra irrisoria, che per di più dovrebbe premiare la “dedizione al lavoro”, una misura iniqua e inquietante per la sua natura discriminatoria. Così il partito della Rifondazione Comunista/Sinistra Europea.
Anche il Sindacato AIDA dei DSGA si aggiunge alla protesta, rivendicando:
Una scelta, quella dell’adesione allo sciopero, che riscontra l’apprezzamento degli altri sindacati.
Sullo sciopero del 10 dicembre i sindacati CUB e COBAS di Torino sottolineano in un comunicato: Non c’è la necessaria stabilizzazione del personale precario, docente e ATA. Manca la riduzione strutturale del numero di alunni/e per classe, così come manca un piano reale di intervento, immediato e protratto nel tempo, per risanare e mettere a norma gli edifici scolastici. Non ci sono reali interventi sulla sicurezza, specie in pandemia, ma assistiamo all’indegno balletto di circolari contrastanti su contagi e quarantene.
C’è però il disegno di legge sull’Autonomia regionale differenziata che spezzerebbe il sistema nazionale d’istruzione e che è ora allegato alla Legge di bilancio.
In questo contesto il governo cerca di mascherare le proprie carenze rovesciando su docenti e ATA provvedimenti contraddittori e assurdi: da un lato allenta le misure anticovid nelle scuole (distanziamenti, tracciamenti, quarantene, ecc…) dall’altro impone la vaccinazione obbligatoria per una categoria che è già vaccinata al 95% e lavora in presenza con una massa di persone, studenti e studentesse, non vaccinate né controllate!
A partire da queste considerazioni, le rivendicazioni di Cub e Cobas includono anche un passo indietro sull’obbligo vaccinale docenti e la gratuità dei tamponi per l’accesso ai luoghi di lavoro, oltre che misure più decise sul fronte del contenimento del contagio, quali presidi sanitari permanenti nelle scuole, adozione di valide misure di protezione individuale e distanziamento, sanificazione e ventilazione forzata degli ambienti.
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