Oggi migliaia di studenti sono scesi in piazza Roma e Latina per manifestare contro i tagli alla scuola previsti nella legge di bilancio. A Viterbo invece si tiene un’assemblea pubblica nel pomeriggio. La protesta nasce dalla riduzione di 41 milioni di euro destinati al settore dell’istruzione e dai tagli al personale docente e ATA, che secondo i manifestanti minano ulteriormente la qualità del sistema scolastico italiano.
“Mentre questo governo taglia sulla scuola, sceglie di finanziare guerre e spese militari,” ha dichiarato Bianca Piergentili, Coordinatrice della Rete degli Studenti Medi del Lazio. “Vogliamo una scuola che sia un luogo di crescita, che parli di attualità, che faccia educazione sessuoaffettiva e che riconosca il genocidio in Palestina. Per questo chiediamo un cambiamento radicale e la fine di questo governo.”
Gli studenti contestano anche il clima di repressione percepito, richiamando le recenti misure come il ddl Sicurezza e la riforma della condotta. “Questo governo non ci rappresenta e cerca di zittirci con manganelli e leggi repressive,” continua Piergentili. “Saremo in piazza il 23 novembre con Non una di meno e il 29 e 30 novembre per lo sciopero generale. Continueremo a lottare per fermare il genocidio in Palestina e per opporci a un governo che non risponde alle esigenze del nostro Paese.”
Tra le richieste avanzate dai manifestanti ci sono maggiori investimenti nell’istruzione, politiche scolastiche inclusive e un impegno concreto contro le disuguaglianze sociali. Secondo i coordinatori della protesta, una scuola più forte e capace di parlare ai giovani è essenziale per costruire una società migliore.
Anche a Cagliari gli studenti hanno partecipato allo sciopero nazionale organizzato dall’Unione degli Studenti, Link e Rete della Conoscenza. In corteo da piazza Gramsci al palazzo della Regione, hanno manifestato contro le politiche scolastiche e militari del governo Meloni, con striscioni come “Vogliamo potere” e “Fermiamo il governo.”
Michele Tatti, coordinatore Uds, ha denunciato una scuola che esclude gli studenti, piegata agli interessi delle aziende. Elisabetta, militante Fgc, ha espresso solidarietà al popolo palestinese, definendo “complice” il governo nel conflitto in Medio Oriente.
I manifestanti hanno criticato la riforma Valditara, accusata di militarizzare l’istruzione, portando stage nelle basi militari e aziende belliche. Con lo slogan “Basta alla scuola della guerra e dei padroni,” chiedono un’istruzione inclusiva, pacifista e libera da logiche oppressive.
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