Regionalizzazione, stipendi e precari: sono gli argomenti alla base dell’agitazione sindacale del 17 maggio a cui hanno aderito Cobas, Cub, Unicobas, Sgb e Anief.
Al termine del sit-in, svolto a Roma davanti Montecitorio, La Tecnica della Scuola ha intervistato i tre leader dei sindacati organizzatori – Piero Bernocchi (Cobas), Stefano d’Errico (Unicobas) e Marcello Pacifico (Anief) -, che hanno posto seri dubbi sull’accordo del 24 aprile sottoscritto tra il presidente del Consiglio e le sigle sindacali maggiori, dal quale è poi scaturita la rinuncia allo sciopero odierno da parte di queste ultime.
Bernocchi (Cobas): la regionalizzazione? Una catastrofe
Secondo Piero Bernocchi, storico portavoce dei Cobas Scuola, “la regionalizzazione è una questione fondamentale, perché trasferirebbe i poteri dello Stato sulla gestione della scuola alle regioni, le quali poi la utilizzerebbero a seconda dei fondi a disposizione che sono differenziali; quindi, il primo grande dramma è che si ingigantirebbe il divario tra regioni ricche e povere. Ma contemporaneamente si disgregherebbe anche l’istruzione nazionale unitaria e questo è un problema grossissimo. In più, si disgregherebbe anche l’unità delle norme contrattuali”.
“In pratica – taglia corto Bernocchi – si creerebbero venti scuole diverse ed è una prospettiva catastrofica”.
D’Errico (Unicobas): rimasti soli, ma abbiamo vinto
A Stefano d’Errico, segretario Unicobas, è stato chiesto un parere sul problema degli stipendi, sul quale il premier Giuseppe Conte ha preso un impegno formale subito dopo Pasqua: “prima di tutto” occorre “svelare la ‘truffa’ di quell’accordo sottoscritto da Flc-Cgil, Cisl, Uil, Snals e Gilda, che ci hanno lasciato soli in questa battaglia; però hanno perso loro perché la scuola ha scioperato”. LA verità, sostiene, è che “hanno concordato un contratto a tre cifre, ma non c’è un euro dentro il Def”: perché il documento che anticipa la Legge di Bilancio “va votato adesso per il prossimo anno e si sono venduti anche l’anno in corso, che passa in cavalleria”.
“E soprattutto non c’è nessuna volontà politica di fare un contratto degno di questo nome per la categoria peggio retribuita dell’Unione Europea: per fare questo, bisogna uscire dal DL 29 del 1993 che lo impedisce”, perché non permetterebbe “aumenti superiori all’inflazione programmata. Certo – dice ancora il sindacalista Unicobas – questa roba non si può risolvere con le gabbie salariali e con una regione che distribuisce di più, a danno di un’altra che dà meno”.
Pacifico (Anief): troppi precari dimenticati
A proposito del tema dei precari, è stato chiesto a Marcello Pacifico, presidente Anief, quali sono le novità sul nuovo reclutamento e se lo soddisfano le aperture di Palazzo Chigi: “Riteniamo che le aperture del Governo, come le proposte portate avanti anche dagli altri sindacati, siano inutili e anche fallimentari. Continueremo il prossimo anno ad avere 150 mila supplenti chiamati” annualmente “e ci si dimentica di una grande platea di precari, come gli abilitati, ai quali viene impedito l’accesso nelle GaE; come ci si dimentica degli idonei e dei vincitori degli ultimi concorsi, ma anche di quelli che hanno superato i concorsi riservati con il Fit, che sono 35 mila”.
“Come sono precari coloro che hanno svolto 36 mesi” di servizio “e non vogliono un nuovo corso a pagamento abilitante per inserirsi in un’altra graduatoria ed essere assunti tra 40 anni: vogliono essere assunti perché insegnano nelle scuole da tanti anni e non è giusto tenerli come precari. La soluzione era semplice: riaprire le GaE, fare corsi gratuiti” abilitanti per chi ha svolto “36 mesi e quindi fare incontrare offerta con domanda”.
Le prospettive: la “partita” rimane aperta
Cosa intendete fare adesso, subito dopo questa manifestazione, anche alla luce della rinnovata divisione con gli altri sindacati?
“Intanto va precisato che la divisione l’hanno provocata loro – tiene a dire Bernocchi – perché noi abbiamo fatto tutto il possibile per fare una manifestazione insieme. Ed hanno perso, perché oggi lo sciopero è intorno al 20% nelle principali città e va ben oltre le nostre forze. A settembre si gioca la ‘partita’, che non si chiuderà entro l’estate: lì dobbiamo giocarci la ‘carta’, sapendo che molti lavoratori – tiene a dire – ci verranno appresso, al di là delle decisioni che prenderanno Cgil, Cisl e Uil”.
“Da domani è un giorno nuovo – risponde d’Errico -, ricordo che l’anno prossimo ci sarà la rielezione del Consiglio superiore della pubblica istruzione, dove tutti i docenti e gli Ata possono votarci: non solo quelli per i quali abbiamo presentato una lista, come nella ‘truffa’ delle elezioni Rsu”. È un appuntamento importante, perché nell’ultima elezione del Cspi, a Roma, per esempio, queste tre forze presero il 30%”. In quell’occasione “si giocherà la partita vera della rappresentatività”, conclude il leader Unicobas-
“Siamo pronti – risponde Pacifico – nel momento in cui il Governo finalmente chiamerà anche Anief, che ha raggiunto la rappresentatività, a portare avanti le istanze nella parte che oggi abbiamo portato avanti insieme, nei tavoli” di contrattazione: l’obiettivo è quello di “cercare di convincere gli altri sindacati e il Governo a scelte semplici, anche a volte a costo zero, che rispettino i diritti di tutti i lavoratori”.