Non c’è pace in casa della Flc-Cgil: l’intesa sottoscritta con il Governo nella notte del 23 aprile dai sindacati maggiormente rappresentativi sta creando non pochi “mal di pancia” all’interno del sindacato.
Nel corso della riunione del direttivo nazionale svoltosi alcuni giorni addietro, la componente “Il sindacato è un’altra cosa” si è espressa in modo chiaro a proposito dell’ordine del giorno proposto dalla segreteria: “Votiamo contro perché, diversamente da altri, riteniamo negativi i contenuti dell’intesa sottoscritta il 24 aprile 2019 con il governo anche sulla parte contrattuale. Sono solo impegni politici. solo vaghe promesse. Senza scadenze, senza risorse, senza nessun provvedimento esigibile. Prima della prossima legge di bilancio, infatti, nessuna di queste promesse potrà concretizzarsi. E tra le liti degli attuali partner di governo e le molte partite su quella legge di bilancio (dall’IVA alla flat tax), che peso potranno mai avere le parole di oggi, in un altro tempo e in un’altra stagione politica?”
“Lo sciopero in ogni caso – aggiungono i sindacalisti ‘dissidenti’ – era convocato anche contro la regionalizzazione oltre che su ccnl e stabilizzazioni. In questi mesi sono state presentate le proposte preparate dal governo con Lombardia, Veneto ed Emilia Romagna. Nel quadro di queste autonomie rafforzate, cosa dice l’intesa? Ribadisce principi astratti (unità e identità culturale; status giuridico; CCNL; reclutamento uniforme; unitarietà ordinamenti, curricola e governance). Nessuna Regione mette in discussione questi elementi. Con la gestione degli organici, fondi autonomi, la possibilità di integrare i curricola con l’attuale autonomia, possono comunque smantellare i sistemi nazionali come si propongono di fare”.
“Questo – concludono – era l’unico sciopero sulla regionalizzazione, nonostante le intese riguardino altri servizi universali (dalla sanità ai trasporti). In ogni caso, come nel 2015, proprio qui si poteva innescare una prima rottura di massa con le politiche del governo contro lavoro e diritti. In queste settimane si stavano infatti moltiplicando assemblee, comitati e prese di posizione. Con l’intesa, con la sospensione dello sciopero, si rischia invece di dare un sostanziale via libera alla regionalizzazione. Non a caso il primo a felicitarsi è stato Salvini”.
E così, i membri del direttivo che si riconoscono nel programma dell’area “Il sindacato è un’altra cosa” si dicono pronti e decisi a partecipare allo sciopero del 17 maggio che, al momento attuale, risulta confermato da Cobas, Unicobas, Cub e Anief.
Tutto questo non servirà certamente a spostare gli equilibri fra le diverse sigle, ma dimostra che persino all’interno del sindacato di Francesco Sinopoli non mancano coloro che considerano troppo morbida e arrendevole la posizione della Flc e della Cgil in materia di regionalizzazione.
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