Milano, Torino, Firenze, Napoli, Bari, l’Italia da nord sud scende in piazza per protestare contro il cambiamento climatico e nel contempo contro la guerra in Ucraina. Anche la scuola in sciopero.
A Milano i ragazzi – in 5mila, secondo gli organizzatori – contestano il Governo Draghi, unendosi alla protesta dello stesso Papa Francesco nella giornata di ieri 24 marzo. Naturalmente anche il ministro della Transizione Ecologica, Roberto Cingolani nel mirino della protesta. A guidare il corteo c’è un risciò con il cartello “Non chiamatelo maltempo”.
“Le nostre scuole e tutti i luoghi della formazione giocano un ruolo centrale nel veicolare il cambiamento nella lotta in contrasto alla crisi climatica – afferma Matteo Toscani dell’Unione degli Studenti Lombardia – Per questo vogliamo che in classe si parli di ecologia, mettendo in luce le cause e gli effetti dei problemi che oggi stiamo vivendo e che hanno precisi responsabili.”
E si torna a parlare di Pcto: “Non possiamo accettare qualunque sorta di educazione allo sfruttamento umano e ambientale – continua Damiano Bettega dell’UdS Lombardia – quindi rifiutiamo i PCTO, spesso fatti in aziende e multinazionali altamente inquinanti, a favore dell’istruzione integrata e pretendiamo un radicale ripensamento del mondo del lavoro.
“Non vi stiamo chiedendo il futuro. Stiamo venendo a riprendercelo”. È il grande striscione che apre il corteo napoletano. E ancora: da Future No Profit a Governi, guerre e indifferenza, avrete resistenza. Un corteo, anche quello di Napoli, che coniuga le richieste per fermare il cambiamento climatico con quelle per fermare la nuova corsa agli armamenti e per dire basta alla guerra in Ucraina e a tutte le guerre.
Del resto, fanno notare i partecipanti alla manifestazione, il tema energetico, proprio con la guerra in Ucraina è diventato ancora più centrale.
“Il piano del ministro Cingolani è passare dal gas al carbone per sopperire al gas russo che costituisce il 40 per cento dei nostri approvvigionamenti. Noi – protestano gli studenti – siamo una generazione intera che è pronta a riprendersi il proprio futuro perché il loro tempo è finito, ora inizia il nostro”.
Anche il capoluogo toscano ha aderito allo sciopero nazionale per il clima programmato. Al corteo circa un migliaio di giovani e giovanissimi che chiedono un cambio di marcia nella tutela dell’ambiente. In fondo al corteo anche sigle sindacali.
Ricordiamo, peraltro, che allo sciopero del 25 marzo hanno aderito le sigle Flc Cgil, insieme ad Anief e Sisa.
“È il primo sciopero per il clima del 2022 e cade in un momento molto particolare per l’Europa, nel mezzo di questo conflitto – spiega Luca Sardo, il responsabile torinese del movimento ambientalista – Con questo sciopero vogliamo sottolineare le cause comuni tra la guerra in Ucraina e la crisi climatica”.
“L’Europa – continua Sardo – ogni giorno finanzia con 800 milioni di euro il governo russo, Putin, per attaccare l’Ucraina e non riesce a slegarsi da questa dipendenza dai combustibili fossili. È questo che noi chiediamo oggi: di slegarsi dai combustibili che finanziano le guerre e devastano il nostro pianeta”. Tra i manifestanti alcuni consiglieri comunali della maggioranza e l’ex sindaca Chiara Appendino, con il secondogenito al seguito.
“Sostenevo questi ragazzi da sindaca e oggi sono qui da privata cittadina – spiega Appendino – sono contenta di vedere finalmente una piazza di ragazze e ragazzi che reclamano attenzione per l’ambiente”.
“Fermiamo la guerra dei combustibili fossili”, recita lo striscione che apre il corteo pugliese con la bandiera dell’Ucraina.
Marco Modugno, referente di Fridays For Future di Bari dichiara: “La crisi climatica non è sconnessa dalle altre crisi. Quella bellica messa in atto da Putin è anzi strettamente collegata alla inazione che ci ha portato a una dipendenza assurda dai combustibili fossili, dal gas e soprattutto dal gas russo. Investire nella transizione ecologica, cosa che bisognava fare già decenni fa e che diventa sempre più urgente, non porta soltanto a una vitale transizione che possa ridurre gli effetti catastrofici della crisi climatica, ma porta anche un rafforzamento delle democrazie, della giustizia sociale”.
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