Dopo la proclamazione dei giorni scorsi, l’Usb Scuola spiega nel dettaglio i motivi dello sciopero generale nazionale proclamato per il 25 novembre, rivolto a “tutto il personale del comparto scuola docente, Ata, educativo e dirigente a tempo determinato e indeterminato, delle scuole in Italia e all’estero”. E l’alto numero di contagi, anche tra i giovani, non aiuta.
Il sindacato spiega che la mobilitazione massima si svolgerà per chiedere “investimenti seri nella scuola, nei trasporti e nella sanità, per pretendere una scuola aperta in sicurezza”.
“Nelle regioni e nelle città più colpite dal virus – spiega il sindacato – si sta scatenando l’ennesima guerra tra coloro che pagano la gestione totalmente inadeguata della pandemia, un evento drammatico affrontato da una classe dirigente inadeguata e al servizio del profitto. Stiamo parlando delle famiglie che vogliono le scuole aperte e di quei docenti che spesso tirano un sospiro di sollievo se vengono chiuse”.
Usb Scuola parla di “un conflitto inevitabile in questa situazione. I genitori devono continuare a lavorare e gestire i figli in Didattica a Distanza ma sono al tempo stesso preoccupati perché i figli rischiano di perdere un altro anno di scuola: non dappertutto, lo ribadiamo, strumenti, connessioni, capacità di gestione degli strumenti sono uniformi”.
Secondo l’organizzazione di base, “la DaD è sostanzialmente una soluzione tampone, non certo scuola vera! Dall’altro lato, ci sono i docenti, colpiti dal Covid come tutte le altre categorie lavorative, poco protetti a causa di protocolli e Dpi inefficaci”.
Sulla mancata sicurezza del personale, il sindacato ricorda che le mascherine chirurgiche “proteggono solo per il 25%”, sono “usate in classi di 25 alunni”, ricordando che “non vi è neanche obbligo di utilizzarla, come è accaduto nel primo ciclo”.
“In una situazione così complessa – dice l’Usb – un sindacato che sia tale deve ribadire con fermezza dove si trovano le responsabilità di questa debacle totale. Né delle famiglie, né dei lavoratori della scuola, le responsabilità sono di una classe dirigente che non ha voluto investire in una gestione sicura della seconda ondata pandemica, che non si è attrezzata in alcun modo a quanto sarebbe accaduto”.
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