L’invito del ministro considerare in qualche modo “giustificata” l’assenza del 27 settembre sta suscitando anche qualche dissenso.
Ovviamente, niente a che vedere con il plauso generalizzato che è arrivato da ogni parte e persino dalla stessa Flc-Cgil che ha proclamato lo sciopero del personale della scuola proprio per quella data.
Insomma, le critiche esprimono una posizione minoritaria ma non per questo meno importante.
Ci scrive per esempio Anna Rita Borrelli, dirigente scolastica dell’ISIS di Follonica: “Dal Ministro dell’Istruzione mi sarei aspettata tutt’altra circolare, e tutt’altro invito; mi sarei aspettata che le scuole venissero chiamate a trattare il tema del cambiamento climatico, ma in classe, attraverso le discipline. Ci sono i docenti di scienze, di economia, di geografia, di diritto, di matematica, per citarne alcuni, che possono affrontare il tema del clima da più punti di vista, come la conoscenza dei dati, la statistica, le interpretazioni degli scienziati, i trattati internazionali, la tecnologia. E, infatti, questo verrà fatto nel nostro Istituto, che ha già deliberato in Collegio di dedicare attenzione in questo anno scolastico all’Educazione ambientale”.
Personalmente – aggiunge la dirigente – credo che la partecipazione a manifestazioni di vario genere, anche ispirate alle migliori cause, attenga alla sfera privata degli individui; la scuola non deve intervenire per autorizzare manifestazioni che si svolgono fuori dalle lezioni, ma in orario scolastico; non compete al Ministero suggerire quali manifestazioni siano valide o meno, quali siano quelle autorizzabili e quelle no”.
Neppure il “Gruppo di Firenze” del quale fanno parte docenti anche universitari sembra apprezzare molto la decisione del Ministro.
Giorgio Ragazzini, uno dei docenti più attivi del Gruppo, in un intervento su “Ilsussidiario.net, scrive stigmatizza l’affermazione di Fioramonti secondo cui il “Friday for Future” sarebbe “la lezione più importante che gli studenti possano frequentare”.
In tal modo, secondo Ragazzini, “la scuola e gli insegnanti ne escono svalutati”.
“Il ministro dell’Istruzione – aggiunge – avrebbe fatto meglio a dire agli studenti che la scuola è il luogo dove le tematiche ambientali possono essere adeguatamente approfondite e non solo orecchiate dai media”.
Dello stesso avviso sono anche altri insegnanti e dirigenti scolastici che intervengono nei social.
C’è anche chi sostiene che per giustificare l’assenza degli studenti bisognerebbe essere sicuri che abbiano davvero partecipato alla manifestazione e che non siano rimasti a casa a dormire o che, peggio, non abbiano bighellonato in qualche bar.
La soluzione – dice qualche dirigente – ci sarebbe: gli studenti partecipano alla manifestazione con i loro docenti e così la giornata diventa una “uscita didattica a tutti gli effetti” (ma questo, ovviamente, apre problemi legati alla sicurezza e alla responsabilità dei docenti stessi).
Più politica la critica di Marcella Raiola, molto attiva nei social e nota per le sue battaglie contro la legge 107, scrive sulla sua pagina FB che la “copertura” del Ministero ha “l’effetto (o lo scopo?) di depoliticizzare la protesta sacrosanta contro lo scempio ambientale, scaricando sullo scarso civismo degli sporcaccioni che popolano la Terra e usano le cannucce la colpa di un disastro generato da un sistema di produzione, distribuzione e consumo delle risorse, quello capitalistico, predatorio, bulimico, sperequatorio e insostenibile”.
Parole che vengono così commentate da un giovane neodiplomato di un liceo napoletano: “A me sembra evidente che si tratti di un’intelligente mossa politica del ministro e del governo, volta a neutralizzare il corteo. Attraverso questa circolare, si vanifica interamente lo sciopero del 27, privandolo di ogni caratteristica di protesta reale (contro chi protesti, se il governo e la maggioranza dicono di essere d’accordo con te?), rendendo quelle della piazza grida contro il vento, insomma facendo di quello del 27 uno sciopero contro il nulla”.
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