Sulle contestazioni dei sindacati della scuola, la linea del ministro dell’Istruzione, Patrizio Bianchi, rimane sempre la stessa: non comprende i motivi delle doglianze e quindi nemmeno dello sciopero del 30 maggio che ha fatto riscontrare un’adesione superiore agli ultimi.
“Il governo ha scelto di non tagliare – ha detto Bianchi a Sky -: dal 2021 al 2032 avremo un milione e 400 mila bambini in meno, che avrebbe potuto significare 130 mila insegnanti in meno ma fino al 2026 (quando verranno tagliati circa 2.000 docenti l’anno per cinque anni ndr) il numero dei docenti rimarrà inalterato e tutte le risorse rimarranno nella scuola”.
Secondo Bianchi “forse il decreto legge 36 va letto meglio, la sua lettura credo sia stata affrettata. Col Pnrr arriveranno 17,5 miliardi nelle scuole: 10 miliardi in infrastrutture, 2 nel digitale e 5 per la qualità della didattica, 1,5 per intervenire sulle differenze territoriali. Una tale cifra per la scuola non si è mai vista“, ha sottolineato il numero uno del dicastero dell’Istruzione pubblica.
Bianchi ha anche confermato che “non c’è nessuna intenzione di smantellare la scuola pubblica, né di fare tagli: manteniamo tutte le risorse nella scuola”, ha assicurato il Ministro.
Sulle lamentele per la mancata stabilizzazione dei supplenti di vecchia data, con oltre tre anni di servizio svolto, il ministro ha detto che con il DL 36 è stato programmato “un intervento importante per i precari: per la formazione di tutti sono necessari 60 crediti, per i precari ne sono previsti la metà, e a loro si permette di andare direttamente al concorso, che è previsto dalla Costituzione: possiamo migliorarne la formulazione, lo faremo, ma a loro è dato comunque un vantaggio straordinario”, ha detto ancora Bianchi.
Sugli stipendi non adeguatamente incrementati, nemmeno col nuovo contratto, Bianchi ha ricordato che “la contrattazione” per il rinnovo dei contratti dei docenti “è partita: è previsto un intervento significativo per il comparto, sono stati aggiunti 300 milioni, magari non sufficienti per i sindacati”.
Sulle contestazioni dei lavoratori per gli aumenti attorno ai 100 euro lordi medi, il responsabile del Mi ha detto di avere “rispetto delle rappresentanze e della legittima espressione del sindacato e degli insegnanti, ma si mettono insieme argomenti diversi: da una parte c’è appunto il rinnovo del contratto, che sta percorrendo la sua strada, con la convocazione delle parti all’Aran”.
“Dall’altra – ha proseguito – sul fronte della formazione, c’è il confronto sul pezzo scuola del Pnrr: rispetto a questo, ricordo che le riforme del Pnrr vedono un rapporto diretto con la Commissione Europea”.
La mattina, intervenendo da remoto al convegno dell’Associazione nazionale presidi svolto a Torino, riferendosi allo sciopero del 30 maggio, Bianchi aveva detto che “dobbiamo ripensare questi due anni di pandemia la scuola è per definizione in presenza ed io in questi mesi ho voluto anche con alcuni contrasti riportare gli alunni a scuola”.
“Noi – ha continuato – abbiamo tre riforme da fare e il nocciolo è che il sistema deve essere basato sul concetto di autonomia, che è la capacità di costruire dal basso un sistema nazionale non significa che ognuno deve andare per conto proprio”.
Bianchi ha anche detto servirebbe “una riflessione sull’organizzazione della scuola che prevede il ‘fine corsa’ a 14 e 18 anni e un obbligo a 16 anni”.
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