Le notizie sugli emendamenti al ddl che abbiamo pubblicato nelle ultime ore stanno suscitando commenti quasi univoci da parte dei nostri lettori.
La battuta più frequente è: “Gli emendamenti non ci interessano, vogliamo il ritiro dell’intero provvedimento”. Opinione ovviamente legittima e rispettabile ma che – a noi pare – stride un po’ con il contestuale annuncio di adesione allo sciopero del 5 maggio.
La protesta del 5 maggio, infatti, è sostenuta da un lato dai Cobas e dall’altro dai 5 sindacati rappresentativi (Flc-Cgil, Cisl-Scuola, Uil-Scuola, Snals, FGU-Gilda) ma con motivazioni diverse.
Inizialmente (la proclamazione risale al mese di gennaio) i Cobas avevano indetto lo sciopero in concomitanza con le tre date previste per le prove Invalsi, per protestare contro la “scuola dei quiz” e contro il progetto di riforma “Buona Scuola”; nelle ultime settimane i Cobas hanno spiegato che la protesta riguarda anche il disegno di legge di cui si chiede il ritiro.
La proclamazione dei 5 sindacati rappresentativi, invece, parla di revisione e correzione del disegno di legge; d’altronde anche nel corso delle audizioni i sindacati in questione hanno presentato una serie di proposte emendative senza parlare di ritiro del provvedimeto.
Siamo insomma di fronte ad un paradosso: una parte consistente del personale della scuola potrebbe scioperare per ottenere il ritiro del ddl mentre i 5 sindacati maggioritari – a con conclusione dello sciopero – potrebbero accettare le modifiche proposte dal Parlamento proprio perchè la loro rivendicazione non riguarda il ritiro del ddl stesso.