Per il prossimo 6 maggio, con ragioni e piattaforme diverse, Unicobas, Cobas Sardegna, Usb, CUB e altri movimenti e sindacati di base della scuola da un lato e Cobas scuola dall’altro scenderanno in sciopero.
I Cobas mettono al centro della protesta i test Invalsi (il 6 maggio è appunto una delle date previste per le rilevazioni nella scuola primaria) mentre gli altri sindacati (Cobas Sardegna compresi) propongono una piattaforma più ampia.
Si parte dalla richiesta di immissione in ruolo di tutti i precari (docenti e ATA) a partire da quelli con tre anni di servizio, con un investimento di almeno 7 mld, per arrivare alla libertà di mobilità per docenti e ATA (no ai vincoli quinquennali e triennali) fino ad un investimento pluriennale nella riqualificazione e ampliamento degli edifici scolastici (13 miliardi).
“Ma – sottolinea Stefano d’Errico, segretario nazionale Unicobas – c’è anche il tema della ripresa di una scuola in sicurezza a settembre: bisogna prevedere DPI adeguati (FFp2), più spazi, riduzione del numero di alunni per classe, sanificazioni adeguate (anche dell’aria) e nuovi organici in servizio dal 1° settembre, senza dimenticare un sistema adeguato di tracciamento dei contagi e una una campagna vaccinale efficace e rapida”.
Quanto agli aspetti più strettamente economici la piattaforma parla di “un rinnovo contrattuale che preveda un investimento di 7 mld per un congruo aumento degli stipendi, più il necessario per un immediato riconoscimento economico relativo al maggiore impegno di docenti ed ata durante la pandemia”.
Nella mattinata del 6 maggio i sindacati che hanno proclamato lo sciopero promuovono anche di fronte alla sede del Ministero dell’Istruzione una manifestazione alla quale aderiscono anche il Coordinamento nazionale precari scuola e il Comitato Priorità alla Scuola.
Anche Pasquale Vespa, il docente che era stato chiamato da Rossano Sasso fare da consulente presso i suoi uffici dovendo poi ritirarsi a seguito della decisione del ministro Bianchi, ha fatto sapere di voler partecipare alla manifestazione insieme con un gruppo di precari storici.
I promotori dell’iniziativa non sono però intenzionati ad accoglierlo bene e osservano che forse Vespa “si augurava nel giorno del nostro sciopero di essere dall’altra parte della barricata come collaboratore del sottosegretario leghista Sasso dopo aver lasciato con un pugno di mosche i precari che aveva illuso”. “Il tema della precarietà – concludono i sindacati di base – non può essere nelle mani di soggetti senza alcuna visione politica e pronti a cambiare casacca per mero opportunismo”.
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