Nella mattina del 6 maggio si è svolto lo sciopero annunciato nei giorni scorsi da Unicobas, Cobas Sardegna, Usb, Cub e altri movimenti e sindacati di base della scuola da un lato e Cobas scuola dall’altro.
Le ragioni dello sciopero le riporta il direttore Alessandro Giuliani, che riferisce: “I Cobas si fermeranno per dire no ai test Invalsi (il 6 maggio è una delle date previste per le rilevazioni nella scuola primaria), mentre gli altri sindacati e le associazioni protesteranno per diverse motivazioni: immissione in ruolo di tutti i precari (docenti e ATA) a partire da chi ha svolto 36 mesi, ma anche mobilità libera per docenti e ATA (quindi per cancellare i vincoli quinquennali e triennali) fino ad un investimento pluriennale nella riqualificazione e ampliamento degli edifici scolastici, oltre che un adeguamento stipendiale importante in vista del rinnovo contrattuale“.
Nel momento in cui scriviamo sono da poco terminate le manifestazioni indette a Roma, Milano, Torino, Modena, Livorno, Cagliari e Catania.
A Torino, in Corso Vittorio, di fronte all’Ufficio Scolastico Regionale, vi è stato un vivace presidio che ha visto la presenza di lavoratrici e lavoratori della scuola e di studenti e genitori.
Siamo in attesa dei dati sulla partecipazione allo sciopero ma la vivacità delle piazze e le notizie che riceviamo dai colleghi ci fanno pensare che, nonostante il silenzio dei grandi media e il periodo difficile che attraversa il Paese, questo sciopero nazionale registrerà una buona partecipazione.
Tra le principali rivendicazioni dei sindacati: Si devono immediatamente aprire cantieri in ogni scuola per metterle a norma.
Servono la stabilizzazione immediata dei precari, tutele per studenti e lavoratori “fragili”, consistenti aumenti salariali per il personale il cui stipendio è fermo da 12 anni.
Pretendiamo scuole sicure e cioè più aule, personale e trasporti; una didattica aperta e rispettosa dei diritti il che comporta l’abolizione dei test invalsi e dell’alternanza scuola-lavoro (PCTO); la libertà di movimento per gli insegnanti neo assunti e quindi l’abolizione dei vincoli quinquennale e triennale; l’internalizzazione dei servizi affidati all’esterno e l’assunzione diretta del personale che li svolge.
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