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Sciopero, adesioni del 60 per cento: in piazza in 100mila

Quasi due scuole su tre sono rimaste deserte, per una adesione di oltre il 60% tra docenti ed Ata: sono queste le prime stime, fornite dai sindacati, sullo sciopero indetto il 18 marzo per il rinnovo dei contratti e contro le riforme Moratti. Circa 10mila persone hanno dato vita al corteo organizzato a Roma dai Cobas; difficile dire, invece, quante migliaia di persone abbiano preso parte alla manifestazione nazionale indetta a Roma dai Confederali, dove mischiati tra i 100mila lavoratori del pubblico c’erano comunque molti striscioni delle sigle sindacali Flc-Cgil, Cisl e Uil scuola. Sicuramente riuscite le manifestazioni locali indette dai Confederali e sparse per tutto il territorio: "esprimiamo grande soddisfazione – fanno sapere Flc-Cgil, Cisl e Uil scuola attraverso un comunicato unitario – per la riuscita dello sciopero generale dei lavoratori della scuola e per la grande presenza alle manifestazioni. Le manifestazioni, che si sono svolte nei capoluoghi di regione o nei capoluoghi di provincia su tutto il territorio nazionale, hanno registrato la partecipazione complessivamente di oltre 100 mila persone. Adesso il Governo deve avviare subito un negoziato vero per aprire la strada dei rinnovi contrattuali".
Alle parole dei Confederali fanno eco quelle dei Cobas: "Di sicuro in Italia – ha detto Piero Bernocchi, portavoce dei Cobas durante il suo intervento a conclusione del corteo – sono scesi in piazza oltre 100mila lavoratori della scuola: un risultato che non ci aspettavamo, vuole dire che nella scuola c’è una rabbia che dobbiamo saper raccogliere. La realtà è che un ministro impopolare quanto la Moratti nella scuola non c’è mai stato".
La manifestazione romana, partita dal Colosseo e terminata a piazza Navona, si è svolta contemporaneamente ad altri cortei organizzati nelle principali città italiane, tra cui Torino, Milano, Firenze, Napoli, Palermo e Cagliari. Bernocchi, dal palco, ha voluto ricordare le battaglie condotte dai comitati di base in questi ultimi mesi, da quella contro l’abolizione del tempo pieno, a quella contro l’istituzione del tutor. "Ora – rileva Bernocchi – l’attacco arriva alla scuola superiore, dove il ministro vuole reinserire una divisione classista tra licei e avviamento professionale. Vogliamo un nuovo contratto che porti 250 euro mensili in più in busta paga per tutti e il ripristino degli scatti biennali per la nostra carriera. Il giudizio sulla giornata è altamente positivo siamo soddisfatti perché abbiamo formato quello che chiamiamo il "popolo della scuola pubblica": un enorme nucleo formato da lavoratori della scuola, ma anche di studenti, ricercatori e cittadini che vogliono una scuola pubblica di qualità, gratuita e uguale per tutti".
Numerosi i precari della scuola scesi in piazza con i Cobas a Roma.
”Insegno lettere – dice Bruno Paolillo di 41 anni – e ho portato qui per mostrarle a tutti due buste paga. In quella di febbraio 2004 ho guadagnato 1.084,75 euro, a febbraio 2005 1.086,07. Sono qui – dice ironicamente l’insegnante – per ringraziare il Governo per questo consistente aumento”. Gli fa eco un insegnante precario di 48 anni, Gianfranco Russo, docente di italiano e storia all’istituto professionale ”Cattaneo” di Roma: ”insegno da 21 anni e sono precario da 10 – racconta – ho vinto 3 concorsi a cattedra e ho 5 abilitazioni ma questo sembra non servire a nulla, rimango sempre un precario della scuola. Non ci pagano – ricorda – i giorni di permesso e nemmeno le ferie estive”.

Alessandro Giuliani

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