Sugli scioperi proclamati a livello regionale da Cgil e Uil continuano le prese di posizione.
Nelle ultime ore è intervenuta anche la segretaria generale della Cisl Scuola Ivana Barbacci che dopo aver ammesso che si sarebbe volentieri “astenuta da commenti, vista l’eloquenza dei numeri” dichiara: “Per noi si è trattato di una scelta del tutto sbagliata, il cui esito era facilmente prevedibile”.
“Ma – aggiunge Barbacci riferendosi chiaramente alle parole di Valditara – suggerirei cautela a chi vuol leggervi addirittura la chiusura di un’epoca: che il primato del conflitto e dell’antagonismo sia per le relazioni sociali un modello superato è noto da tempo; quanto a riconoscere il valore del confronto e del negoziato, come la CISL da sempre rivendica, non valgono le belle parole ma i fatti, dei quali dunque rimaniamo in attesa”.
E che la “politica del dialogo e del confronto” della Cisl sia più redditizia di quella dello scontro sembra dimostrato anche dal dato complessivo a livello nazionale, riferito a 9 regioni in cui è stato proclamato lo sciopero (Piemonte, Emilia-Romagna, Veneto, Liguria, Toscana, Campania, Puglia, Calabria, Sicilia); non abbiamo i dati di Lombardia e Lazio ma quelli disponibili sono davvero eloquenti: nella scuola la media delle adesioni allo sciopero è stata inferiore al 2%; Fra le regioni con valori significativi si segnalano la Liguria (docenti 4,7% e Ata 9,3%) e la Toscana (docenti 4% e Ata 10%).
Ma ci sono dei veri e propri flop: in Campania siamo al di sotto dello 0,5%, in Calabria si registra un incredibile 0,3%).
Anche USB interviene per stigmatizzare le parole di Giuseppe Valditara: “Che il governo Meloni non fosse amico dei lavoratori o degli studenti era chiaro sin dalla campagna elettorale. Ma che il Ministro dell’Istruzione e del Merito, dopo l’operazione demagogica del cambio di nome del dicastero, la propaganda su aumenti e arretrati risultati esigui e non in linea con il necessario adeguamento dei salari dei lavoratori, parta all’attacco del diritto costituzionale allo sciopero senza un minimo di remora per il ruolo istituzionale che ricopre, non fa che esasperare gli animi”.
USB si dice però d’accordo su Valditara quando afferma che “lo sciopero non funziona più”, ma la causa – aggiunge il sindacato di base – va ricercata anche “nel lavoro che è stato compiuto dai passati governi è stato il depotenziamento delle azioni di lotta nei servizi pubblici essenziali, a partire dalla legge 146/90, che causa difficoltà non indifferenti già nella procedura di avvio di uno sciopero, fino ad arrivare all’accordo sull’esercizio del diritto di sciopero del dicembre 2020, che mette in atto una serie di limitazioni nella Scuola, con la firma dei sindacati complici che da troppo tempo reputano lo sciopero un intralcio alla possibilità di gestire accordi e accordicchi con il Ministro di turno sulla pelle dei lavoratori”.
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