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Sciopero: chi apre la scuola?

Come ad ogni sciopero anche il 18 marzo si ripresenta il problema della apertura dei locali scolastici.
La questione è solo apparentemente banale e nasce dal fatto che le regole attuali prevedono che nei giorni precedenti lo sciopero il dirigente chieda a tutto il personale  in servizio se intenda astenersi dal lavoro.
Il personale, però, non è tenuto a rispondere, o meglio può comunicare l’intenzione di aderire allo sciopero ma se non comunica nulla non significa che sia automaticamente deciso a lavorare.
Se il dirigente scolastico facesse "pressioni" per conoscere le intenzioni dei lavoratori sarebbe passibile di una denuncia per comportamento antisindacale e quindi non resta altro da fare che comunicare alle famiglie che il servizio non è garantito e che è bene accompagnare personalmente il figlio a scuola in modo da sapere cosa succede.
Il problema maggiore riguarda la questione dell’apertura dei locali: nelle grandi scuole le difficoltà si possono superare facilmente, ma nei circoli didattici o negli istituti comprensivi che si estendono su 10-15 plessi distanti fra di loro anche alcune decine chilometri, il problema rischia spesso di scatenare contrasti pesanti.
D’altronde gli stessi sindacati forniscono indicazioni contraddittorie.
Cgil-Flc, per esempio, sottolinea che "non è prestazione indispensabile l’apertura della scuola, né la generica vigilanza all’ingresso o all’interno della scuola" e quindi "se il dirigente scolastico formasse unilateralmente un contingente di collaboratori per assicurare queste prestazioni farebbe attività antisindacale".
A rigor di logica la conclusione dovrebbe essere una sola: se non vi è la certezza di poter aprire la scuola, il dirigente dovrebbe disporne la chiusura già il giorno prima comunicandolo non solo alle famiglie ma anche ai docenti (chi intende prestare servizio deve sapere che il proprio plesso potrebbe risultare chiuso).
Ma la stessa Cgil-Flc, nel fornire indicazioni sul comportamento che i dirigenti scolastici devono mantenere, precisa che "il d.s. non può chiudere la scuola, a meno che tutti abbiano dichiarato di scioperare".
E allora?
Nel concreto accade spesso che sia il dirigente stesso ad aprire le scuole: ma questo è possibile solo se i plessi sono pochi e vicini fra loro.
La soluzione dovrebbe venire da un contratto nazionale sulle prestazioni minime essenziali che, nel rispetto dei diritti dei lavoratori, definisca al tempo stesso regole certe e razionali.
Ma su questo punto i sindacati non sembrano disposti a trattare: una ipotesi contrattuale era stata predisposta dall’Aran  alcuni anni fa, ma non andò a buon fine.
E così per gli utenti del servizio scolastico (che non sono le famiglie ma alunni minori di  età) ad ogni sciopero si ripropongono i rischi di sempre, i dirigenti scolastici incrociano le dita, confidano nella buona sorte e si augurano che un pretore zelante non decida di vederci chiaro una volta per tutte.

Reginaldo Palermo

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