Stando ai primi dati del tutto parziali si può affermare che lo sciopero proclamato da Gilda, Cobas e CUB contro il "concorsone" sia riuscito: si parla di percentuali nazionali sull’ordine del 30-35%, mentre gli organizzatori della manifestazione svoltasi nella mattinata a Roma sostengono che i partecipanti al corteo non siano stati meno di 50 mila.
Un’analisi più precisa e puntuale potrà essere fatta nei prossimi giorni, ma – intanto – si può provare a formulare qualche prima ipotesi.
Da tutta la vicenda i sindacati confederali escono certamente ridimensionati: l’art. 29 del contratto firmato alla fine di maggio non è piaciuto affatto agli insegnanti (in molti casi neppure agli iscritti alle organizzazioni confederali); il direttivo nazionale della Cgilscuola – riunitosi proprio nella giornata 16 – è costretto a prendere atto che il dissenso dei docenti riguarda non solo la procedura individuata dal Ministro ma – così si legge in un comunicato ufficiale (non privo di cenni autocritici) "è inerente il principio stesso".
Al tempo stesso la Cgil sottolinea la necessità di sottoporre a consultazione ogni ipotesi di accordo sull’argomento.
Per parte sua la Cislscuola ironizza sull’annunciata partecipazione di parlamentari della maggioranza alla manifestazione svoltasi a Roma; in una nota diramata mentre i docenti sfilavano in corteo la Cisl afferma che i docenti si aspettano ora che "il Parlamento così sensibilizzato ai problemi dei lavoratori della scuola, decida tempestivamente interventi straordinari per l’erogazione di 6 milioni a tutti i docenti".
Sembra insomma che i sindacati confederali stiano cercando di recuperare il terreno perduto, anche allo scopo di non perdere del tutto quella rappresentatività politica che l’adesione allo sciopero sembra mettere in seria discussione.
Ma non ci pare che Cobas, Gilda e CUB possano esultare più di tanto: molto spesso le vittorie sono più difficili da gestire delle sconfitte, soprattutto quando non si dispone di un’organizzazione stabile e consolidata.
In realtà il "movimento di base", che è il vero protagonista della protesta, non è riuscito in questi giorni a formulare una proposta condivisa: le "anime" del movimento sono troppo diverse; allo sciopero hanno aderito iscritti ai confederali che volevano protestare contro il metodo seguito, ma anche i Cobas che perseguono politiche retributive ispirate all’egualitarismo e la Gilda che non è affatto contraria in linea di principio a premiare la professionalità.
Si potrebbe concludere con una battuta: la partita sembra essersi conclusa con una sconfitta dei confederali ed una "vittoria di Pirro" del sindacalismo di base.
Ma – forse – questa era solo la partita di andata; se ci sarà quella di ritorno non è detto che il risultato sia confermato.
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