Come era facile prevedere il flop c’è stato, forse persino più pesante di quanto ci si potesse attendere.
Prudenzialmente nei giorni scorsi avevamo previsto che la partecipazione allo sciopero di Cgil, Cisl, Uil e Snals non sarebbe andata molto al di là del 15% e invece i primi dati sono davvero allarmanti: per il momento di non si va oltre l’8% e appare difficile che a conclusione della rilevazione il dato possa aumentare.
Sul perchè del “disastro” si possono fare molte considerazioni.
Una riguarda certamente il fatto che due scioperi ravvicinati (12 e 20 maggio) sono serviti solo a creare ulteriore confusione nelle scuole e a provocare una scarsa adesione ad entrambe le iniziative.
C’è chi parla anche di “sindacati che hanno perso credibilità”, ma forse andrebbe precisato che a perdere consensi sono soprattutto i sindacati rappresentativi incolpati da molti di essersi comportati in modo contraddittorio e incoerente. Una dei post più frequenti su FB è di questo tenore: “Ma come si fa a chiedere ai docenti di scioperare dopo aver di fatto accettato gli albi territoriali sottoscrivendo il contratto sulla mobilità ?”
Ma il malumore maggiore riguarda il fatto che dell’operazione “un vietnam in ogni scuola” preannunciata nell’estate scorsa dai sindacati non si è visto assolutamente nulla, mentre si è assistito quest’anno al tentativo dei 4 sindacati maggiori di “cogestire” i problemi connessi con le criticità più evidenti della legge 107.
Ma quali possono essere le conseguenze del flop? Quella più immediata potrebbe essere quasi certamente una accelerazione dell’operazione “bonus premiale”; subito dopo ci sarà l’inevitabile chiusura della partita della chiamata diretta con il nulla di fatto su ogni ipotesi di accordo contrattuale in materia.
C’è poi chi sostiene (sindacati di base innanzitutto) che il vero obiettivo dello sciopero di Cgil, Cisl, Uil e Snals era quello di farl fallire la protesta del 12 maggio: se così fosse bisognerebbe ammettere che l’obiettivo è stato raggiunto.
A questo punto il massimo risultato possibile potrebbe essere la disponibilità del Governo ad aprire il tavolo per il rinnovo contrattuale, disponibilità che sarebbe però un vero e proprio “atto dovuto” tenuto anche conto della recentissima decisione della Corte d’Appello di Roma che ha di fatto imposto al Governo l’avvio della trattativa.