In coincidenza con l’inizio delle lezioni in Argentina, decina mi migliaia di manifestanti sono scesi in piazza in appoggio ai sindacati degli insegnanti, che hanno indetto uno sciopero di due giorni per esigere una trattativa salariale a livello nazionale. Una sfida pesante anche a questo governo che, come gli altri, a quanto pare non riesce a risolvere da anni il problema scuola in Argentina.
Si tratta infatti della prima sfida che dovrà affrontare il governo di Mauricio Macri in un autunno che si annuncia decisamente caldo.
I manifestanti, concentratisi davanti alla sede del Parlamento, hanno sfilato fino al ministero dell’Istruzione, bloccando l’intero centro della capitale con cartelli e slogan contrari al governo.
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“Lo sciopero e la protesta sono stati di massa, ora il governo dovrà ascoltarci”: dicono i sindacati.
Il presidente Macri però ha risposto picche, almeno per ora, mentre si trovava nell’estremo nordovest del paese, dove non a caso ha inaugurato una scuola rurale.
Si è detto però dispiaciuto che “in tanti abbiano scelto lo sciopero, che è una scelta opportunista”, perché “è una strada che è stata percorsa durante decenni, senza alcun risultato”.
Da parte sua uno dei massimi dirigenti dello storico sindacato peronista ha annunciato che prima della fine di marzo sarà convocato uno sciopero generale di 24 ore, contro la politica economica del governo.
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