In casa Cgil si ostenta tranquillità e sicurezza sullo sciopero del 12 dicembre, ma i rischi sono molti: se le adesioni dovessero scendere al di sotto del 25 per cento, si dovrebbe parlare di una sconfitta pesante, ma se si dovesse andare oltre il 40 per cento i rapporti fra le diverse sigle potrebbero cambiare rapidamente.
Ma queste, per ora, sono solo chiacchiere: quello che conta davvero è ciò che capiterà nella giornata del 12. Lo sciopero è proclamato, non solo dalla Cgil, ma anche da Cobas, Cub e SdL, senza contare che anche l’Unione degli studenti ha annunciato la mobilitazione generale, sia nelle scuole superiori sia nelle università.
E non mancano adesioni significative come quelle dei Cip (Comitati insegnanti precari) e della Rete Nazionale dei Precari della Scuola, nata solo pochi giorni fa in occasione della Assemblea dei precari svoltasi a Roma.
Le parole d’ordine dei diversi soggetti che hanno promosso la protesta sono peraltro molto simili: lotta al precariato, difesa della scuola pubblica, no ai tagli.
Più forti le richieste dei Cobas che (richiamandosi allo slogan “non pagheremo noi la vostra crisi”) parlano di ritiro delle leggi 133 e 169, Cgil, per parte sua, sottolinea che questo “non è uno sciopero a prescindere, ma è uno sciopero per ottenere qualcosa”, anche se ormai appare improbabile che il contratto del comparto scuola possa essere sottoscritto da tutti i sindacati.
E c’è persino chi auspica che il contratto non venga firmato affatto, per protesta contro il piano programmatico e contro quello che viene definito “l’olocausto del precariato italiano”: la proposta arriva dal Forum Professione Insegnante che ha rivolto un vero e proprio appello in tal senso alle organizzazioni sindacali che siedono al tavolo contrattuale.
C’è da dire che la recente decisione del Governo di liquidare comunque l’indennità di vacanza contrattuale non sembra aver riscosso l’entusiasmo dei dipendenti pubblici: per i docenti si tratta davvero di una “mancia” molto modesta (qualcuno parla addirittura di “elemosina”): gli arretrati ammontano a 90 euro lordi mentre l’aumento a partire da dicembre sarà di 15 euro (sempre lordi); in pratica con la tredicesima gli insegnanti dovrebbero incassare 60 euro netti in più, mentre da gennaio l’aumento dovrebbe attestarsi sui 10-12 euro: come dire, neppure un caffè al giorno.
Non a caso Cgil cerca di fare leva anche su questo dato e invita insegnanti e Ata a protestare contro “la miseria in busta paga”.