Categorie: Riforme

Sciopero del 17 novembre per pochi intimi, i riflettori sugli studenti

Ormai è diventato una sorta di remake: ancora una volta lo sciopero della scuola, stavolta indetto da Usi-Ait e Sisa per l’intera giornata, e dalla Flc-Cgil per un’ora, coincidente con le mobilitazioni studentesche viene travolto da queste ultime: con il risultato di perdere, oltre alle adesioni (per il Miur appena il 3,8% del personale in servizio), pure la visibilità mediatica. Del presidio organizzato davanti a Montecitorio, delle tante iniziative organizzate si è saputo infatti ben poco. I riflettori sono stati tutti puntati sulla giornata internazionale per il diritto allo studio: 200mila giovani hanno sfilato in oltre 100 capoluoghi di provincia chiedendo a gran voce più fondi per l’istruzione pubblica, il blocco dei tagli e delle riforme.
Le contestazioni di piazza più corpose si sono svolte a Roma, dove hanno sfilato 20mila studenti divisi su due cortei autorizzati ed uno improvvisato con fuori programma finale, seppure per pochi, davanti a Montecitorio e palazzo Madama per chiedere le dimissioni del Governo. In migliaia anche a Torino, Milano, Palermo, Bologna, Napoli, Venezia, Firenze e Ancona. Tanti gli slogan: ‘Gelmini e Tremonti appesi a un filo, lasciamoli cadere’ recitava l’enorme striscione esposto nell’atro della facoltà di Giurisprudenza di Bari; a Roma la manifestazione degli universitari è stata aperta dalla scritta ‘Governo precario, generazione precaria vediamo chi casca’; a Palermo su un grande striscione era riportato “Riprendiamoci il futuro”.
Il ministro Gelmini ha però ribadito il concetto che questi giovani manifestanti utilizzano ormai ” vecchi slogan”. Piccata la risposta degli studenti della Rete della Conoscenza: “è evidente che la Gelmini non è in grado di fare il proprio mestiere: dopo le forti proteste di tutto il mondo della scuole e dell’università, continuare a ricoprire quell’incarico è solo accanimento terapeutico”. Dalla parte del Ministro si è messa la collega Giorgia Meloni, a capo del dicastero della Gioventù: “mi dispiace – ha dichiarato Meloni – che ci sia tra gli studenti medi e universitari ancora qualcuno che difende lo status quo, e manifesta in favore dei privilegi del passato: bisogna stare attenti a non lasciarsi strumentalizzare dalla politica per i suoi giochi di palazzo”.
Gli studenti però appaiono molto determinati. Anche a livello di scuola. Tanto che dopo le occupazioni, cogestioni e autogestioni avviate nei giorni scorsi a Trieste e Genova, hanno annunciato di aver occupato i licei Manara, Virgilio, Mamiani e Machiavelli della capitale. La tensione sembra quindi destinata a crescere: sempre il 17 novembre, a Torino, dopo aver bloccato per ore la stazione ferroviaria di ‘Porta Nuova’, in centinaia si sono recati dentro palazzo Campana, luogo da cui è partito il ’68 torinese e che da quell’anno non veniva occupato. A Milano alcune frange di studenti, anche se più probabilmente si trattava di attivisti politici, col volto incappucciato con sciarpe, caschi e passamontagna hanno scritto e infranto vetrine.
La parte studentesca ‘buona’, la larga maggioranza, prende però le distanze da certi comportamenti. Anche per non creare alibi al Governo. “Il ministro Gelmini – ha spiegato Giorgio Paterna, coordinatore dell’Udu – preferisce etichettarci come facinorosi e come coloro che difendono lo status quo, forse se passasse meno tempo a commentare e più tempo ad occuparsi della scuola pubblica e dell’Università pubblica la situazione migliorerebbe, soprattutto visto il pulpito da cui viene la predica, da un ministro che non fa altro che ripetere ‘merito, rigore e qualità’ e che poi però distrugge le scuole e le università pubbliche”.
Il riferimento è anche alla notizia della calendarizzazione per la prossima settimana del DdL di riforma universitaria alla Camera. Secondo il direttivo di Link-coordinamento universitario la linea di “Berlusconi, Gelmini e Tremonti è già stata sfiduciata nei fatti dai 200mila studenti in piazza in tutta Italia , con insegnanti e ricercatori in sciopero, tre grandi atenei (Torino, Milano e Pisa, i luoghi simbolo del ’68) occupati dagli studenti”.
Significativo, a chiusura della giornata, il commento di Nunzio Miraglia, coordinatore nazionale dell’Andu, una delle associazioni dei docenti più agguerrite contro la linea del governo.”Nemmeno il grande successo della giornata internazionale per il diritto allo studio – ha dichiarato il sindacalista – sembra far tornare indietro il governo sulla riforma dell’Università: il ddl, calendarizzato alla Camera per la prossima settimana, rappresenta l’ennesimo atto di subalternità ai poteri forti accademico-confindustriali”.
Alessandro Giuliani

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Alessandro Giuliani

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