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Sciopero del 18 marzo: la sinistra si schiera

A tre giorni dallo sciopero nazionale indetto da Cgil-Flc e da Gilda, si moltiplicano, come forse mai era accaduto in passato, le dichiarazioni di adesione.
L’ultima adesione arriva dal Cidi  che sottolinea soprattutto un aspetto: “Vengono imposte riforme non condivise, decise d’autorità, senza alcun confronto e partecipazione”.
Nei giorni scorsi erano stati anche due partiti della sinistra extraparlamentare a dare il proprio sostegno allo sciopero: secondo il Partito dei Comunisti italiani si tratta di fronteggiare e sconfiggere il progetto  di “società dell’ignoranza”  che il Governo intende mettere in atto.
E anche il Dipartimento Università e Ricerca di Rifondazione Comunista ha fatto sapere che aderirà allo sciopero del 18 marzo.
Silenzio da parte del PD, silenzio più che comprensibile visto che nel partito di Dario Franceschini convivono di fatto due “anime”, una più vicina alla Cgil e un’altra molto più in sintonia con la Cisl che già da tempo ha fatto capire che – per il momento – di sciopero non si parla (significativo, in proposito il comunicato con il quale, all’indomani dell’incontro sugli organici con l’Amministrazione, Francesco Scrima ha manifestato apprezzamento per la decisione del Ministro di ridurre di 5mila posti il taglio di organici del personale docente).
Non cambia invece la posizione dei sindacati di base (Cobas, Cub, Sdl) che continuano a rimanere fermi sulla data del 23 aprile che già da tempo avevano indicato per uno sciopero nazionale e su quella del 28 marzo per una manifestazione nazionale in programma a Roma.
All’iniziativa di Flc e Gilda aderisce anche la Rete nazionale dei precari della scuola che chiede in particolare la copertura di tutte le cattedre a partire dal 1° settembre oltre l’assunzione a tempo indeterminato dei precari della scuola su tutti i posti vacanti e disponibili.
Difficile, in questo momento, formulare previsioni sulla riuscita della sciopero, perché i segnali che arrivano dalle singole realtà sono contrastanti.
In molte scuole si sono svolte in queste settimane assemblee di docenti e Ata ben intenzionati a incrociare le braccia: i più “agguerriti” sembrano i precari e i docenti della primaria, che più di altri potrebbero subire gli effetti dei regolamenti applicativi.
Più debole potrebbe essere invece la partecipazione della secondaria di secondo grado che, per ora, non è toccata dalla “riforma”.
L’esito dello sciopero è particolarmente atteso sia dalle forze sindacali, sia del Ministero. Un risultato deludente potrebbe ampliare i contrasti fra le diverse sigle sindacali e far diminuire le possibilità (peraltro già ora molto ridotte) che il piano di razionalizzazione degli organici venga rivisto al rialzo.
Reginaldo Palermo

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