Sarebbe riuscito lo sciopero generale del sindacalismo di base, svolto il 24 ottobre, per dire no al Jobs-Act e alla ‘Buona Scuola’ del Governo Renzi. Un comunicato dell’Unicobas, che ha indetto la protesta assieme Usb e Orsa, definisce alta la “presenza in tutte le piazze italiane alle manifestazioni organizzate: 15.000 manifestanti hanno bloccato la capitale, 10.000 in piazza a Napoli, 9.000 a Torino e Bologna, 6.000 a Firenze, 4000 a Catania e Venezia (solo per citare i primi dati). Migliaia in piazza anche a Cagliari, Palermo, Vicenza, Alessandria, Campobasso, Terni, Trento, Potenza, Catanzaro”.
A Roma, complice lo sciopero dei mezzi pubblici, in diverse scuole i disagi si sono fatti sentire. Sia per la mancanza degli insegnanti, che hanno aderito allo sciopero, sia perché in diversi casi gli allievi hanno preferito rimanere a casa.
Per quanto riguarda specificatamente la Scuola, sono diversi i punti contestati dai sindacati di base.
1) Renzi promette 150.000 assunzioni, come ‘generosa concessione’. In realtà, il Governo è obbligato ad assumere i precari da una sentenza della Corte di Giustizia Europea, che minaccia per l’Italia 4 miliardi di multa. Gli unici ‘beneficiari’ sarebbero i precari delle GAE (pure quelli che rifiutano incarichi da anni): tutti gli altri (anche con più anni di servizio), dovrebbero semplicemente cambiare lavoro. Ma gli assunti risulteranno infine molti di meno anche rispetto alle GAE (e verranno ‘regolarizzati’, però saranno sempre licenziabili, senza l’articolo 18), perché il Governo ha deciso di far “sparire” i posti vacanti ed alla fine assumerà solo sul turnover dei pensionati, obbligando il personale di ruolo a sostituire gratis gli assenti (calcolo a debito dei giorni di chiusura delle scuole). Quando le scuole non saranno aperte agli alunni entreranno in quella che Renzi chiama “banca delle ore”: così ogni docente dovrà restituirli integralmente lavorando in più (prevalentemente supplenze gratuite) in periodi decisi dal Dirigente o, se serve, anche durante le vacanze natalizie, pasquali ed estive, con mansioni diverse da quelle didattiche (La buona scuola, pp. 51 ss.).
2) Tutti i docenti perderanno la titolarità sull’istituto: con l’ ‘organico funzionale’ si verrà assegnati ad “una rete di scuole”, e uno dei Dirigenti di queste deciderà in quale si lavorerà e con che mansioni. Se necessario, il dirigente potrà obbligare il docente a sostituire gli assenti, anche in scuole diverse (La buona scuola, pp. 14 ss.).
3) Si potrà essere spostati su di un piano interprovinciale, oppure su cattedre relative a materie diverse dalla propria (purché “affini”!) (La buona scuola, pp. 27 ss.). Un gruppo di “esperti” del Governo definirà (in tre mesi – sic!) le “competenze dei docenti” (La buona scuola, pp. 45 ss.).
4) Gli insegnanti passeranno la vita a raccogliere ‘crediti’ da inserire in un PORTFOLIO “vagliato” discrezionalmente dal ‘Nucleo di Valutazione’ di ogni scuola, che potrà operare in modo diverso dai ‘nuclei’ delle altre (La buona scuola, pp. 51 ss.).
5) Aboliti tutti gli scatti di anzianità, rimarrà solo lo stipendio-base. Ogni 3 anni, se ‘graditi ai superiori’, avremmo (ammesso che ci siano i fondi) una mancia di €. 60 (meno per Medie e Primaria). Altrimenti, nemmeno quella. Infatti, solo 2 Docenti su 3 ne avrebbero diritto. Verrebbe stilata una classifica pubblicata on-line e solo i primi due terzi della classifica avrebbero quella mancia (La buona scuola, pp. 51 ss.).
6) Per premiare i “meritevoli” non viene stanziato un euro: è tutto autofinanziato con lo scippo degli scatti automatici. Il primo scatto di ‘merito’ si avrebbe solo nel 2018 grazie al recupero di quelli non pagati nel frattempo (La buona scuola, pp. 55 ss.).
7). Il Dirigente avrebbe fidati esecutori e controllori, chiamati mentor, scelti solo fra chi risultasse ‘meritevole’ per 3 ‘volte’ consecutive (ottenendo la ‘elargizione’ dei 60 € per 9 anni). I ‘mentor’ sarebbero al massimo il 10% della categoria, e guadagnerebbero una “indennità di posizione”, oltre agli scatti di merito (La buona scuola, pp. 57 ss.).
8) Cosa che non succede in nessun paese del mondo, il dirigente (che non ha i requisiti di terzietà richiesti) avrà mano totalmente libera nello scegliere fra docenti ed ata,premiando o penalizzando come meglio crede.
9) Le scuole private avranno più soldi e con più facilità.
10) Le Scuole Statali riceverebbero soldi da “Enti Locali, famiglie e privati”, che ne determinerebbero la linea educativa.
11) Il dirigente chiamerebbe nella propria scuola i docenti che vuole, scegliendoli dal Registro nazionale senza vincolo di graduatoria o diritti acquisiti, esattamente come nelle scuole private.
12) I Decreti Delegati, che nel 1974 hanno introdotto la democrazia elettiva nella scuola, verrebbero aboliti. Il Collegio dei Docenti diverrebbe un Consiglio meramente consultivo, adibito solo alla programmazione didattica. Tutto il potere andrebbe al Dirigente e al “Consiglio dell’Istituzione scolastica”, al quale parteciperebbero con diritto di voto i finanziatori privati. Insomma, esattamente quanto era già previsto dal disegno di legge Aprea di Forza Italia. Nella scuola, l’eliminazione dell’art. 18 per i neo-assunti s’incastra perfettamente con il piano di gestione privatistica che vuole Renzi, tutto incentrato sullo strapotere dei dirigenti, eliminando di fatto libertà d’insegnamento e d’apprendimento.
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