Grande la soddisfazione per la riuscita dello sciopero. Per i manifestanti. Ma è davvero una vittoria? O si tratta, piuttosto, di una sconfitta per la società? Per me è una delusione. L’80% del personale scolastico, compresi alcuni Dirigenti Scolastici, ha protestato in piazza contro il ddl 2994.
La motivazione principale che questo disegno di legge rappresenta un attacco alla democrazia. Perché porterrebbe alla privatizzazione della scuola, creando disparità e asimmetrie sociali distinguendo tra scuole di serie A e scuole di serie B
Questi sono timori basati non su dati certi, ma su una presunzione di ciò che potrebbe accadere se la gestione della scuola fosse accentrata sulla figura del dirigente scolastico.
Ma, dico, chi fa queste affermazioni non sa, o non vuole riconoscere, che già adesso, le differenze territoriali inevitabilmente generano asimmetrie anche nella scuola?
Per non parlare della valutazione: non mi direte che chi è sceso in piazza non sa che nei corridoi delle scuole è da sempre in atto la valutazione dei docenti da parte di famiglie, studenti e personale della scuola!
E che dite, della democratica assegnazione degli studenti alle classi: tra chi è sceso in piazza non ci sono
docenti che quando partecipano alle commissioni non trovano un metodo democratico per assegnare a corsi scelti, alunni figli di parenti o amici? E credete che questo non generi differenze qualitative nella stessa istituzione scolastica?
Per non parlare della democratica attribuzione di incarichi e funzioni al principio dell’anno scolastico: è democratica solamente perché deliberata dal collegio docenti. Un organo garante della democrazia nella scuola.
Ma tutti sappiamo che, spesso, si tratta di decisioni pilotate. Senza generalizzare, ma in molti casi è così.
Quanto succede oggi è dato certo.
Quello che sarà all’indomani dell’approvazione è presunzione di fatti. Non certezza. Approvazione auspicata, ma non senza opportune regolamentazioni e revisioni soprattutto per quanto riguarda i criteri di assunzione del personale.
Ecco, il ddl che oggi appare come un attentato alla democrazia io lo interpreto come una assunzione di responsabilità soprattutto da parte dei dirigenti. E credo che nessun dipendente della scuola, né tantomeno il dirigente, dovrebbe prendere decisioni che invece di agevolare la crescita della scuola, e quindi della società tutta, potrebbero arrecare danni.
Qualcuno sbaglierà nella valutazione o nell’assunzione del personale? Dovrà rispondere del proprio operato, questo è certo! Non ci fidiamo? Allora non ci fidiamo neanche della nostra ombra, perché potrebbe condizionare il dirigente!
Mi auguro che sia finito il tempo in cui dietro lo slogan …tanto la maggioranza ha votato in un certo modo… si nasconde la propria mano!
Così come molti tra coloro che hanno scioperato lo ha fatto perché si è nascosto dietro la massa per difendere dei privilegi.
Dicevo in apertura che per me lo sciopero del 5 maggio è stato una delusione perché dal personale scolastico mi aspettavo un maggior senso di responsabilità e di innovazione.
Capisco che la protesta nasce, oltre che dai contenuti della buona scuola, anche dall’iter che la il ddl sta seguendo. Praticamente senza un confronto aperto con le parti sociali. Senza interpellare i sindacati rappresentativi.
Però, il messaggio che è passato dalle immagini e dagli slogan del 5 maggio è che non si è scioperato per protestare contro una scuola che non ha più credibilità in quanto non è promotrice di lavoro e riscatto sociale.
Gli insegnanti tanto accalorati in piazza non hanno protestato per rinnovare la scuola che è sicuramente lontana dalle esigenze dei giovani, nonostante la validità degli stessi docenti.
Si è protestato additando e boicottando le prove Invalsi perché sbagliate. No, quelle prove, mettono in evidenza che la didattica in uso oggi non sviluppa adeguate competenze logiche sia in ambito matematico sia in ambito linguistico. Non vogliamo ammettere di essere un pochino inadeguati. Reagiamo affermando che le prove Invalsi sono inutili e fuori luogo.
Il messaggio che è passato è che il mondo della scuola ha difeso uno status quo. In nome di un bagaglio culturale di cui la scuola è veicolo di trasmissione. Si è capito che la scuola ha difeso i privilegi acquisiti nel tempo e che qualcuno (il sindacato) continua a sostenerli.
Perché mai un docente che crede in ciò che fa dovrebbe venir meno nell’impegno e nella dedizione verso il suo lavoro, solo perché sta mutando l’apparato burocratico-organizzativo dell’Istruzione?
Sicuramente nelle intenzioni dei manifestanti non è questo il messaggio che doveva passare.
Ho letto e ascoltato molti interventi. Ma non sono convincenti.
Si è tirato in ballo finanche Francesco De Sanctis, primo ministro dell’istruzione della storia d’Italia che aveva da combattere l’analfabetismo. Ben altra cosa rispetto oggi.
Molti slogan sono il frutto di una comunicazione mediatica troppo veloce e superficiale.
Non va bene.
Dal mondo della scuola la società si aspetta proposte e spirito critico. Non solo slogan e rivalse.
Non bisogna fare terrorismo con gli studenti (testimonianze…dal territorio) dicendo loro che il ddl 2994 stabilisce che i ragazzi dovranno andare a scuola per studiare anche in estate. A mio parere
Bisogna pretendere che le scuole siano attive anche d’estate! E’ un servizio dovuto alla società e alle famiglie che in estate non sanno come tenere impegnati e custoditi i propri figli. E le istituzioni educative sono sicuramente il luogo più idoneo per accompagnare la crescita armoniosa dei ragazzi e per continuare a sviluppare il loro senso critico, azione che la riforma potrebbe compromettere.
La scuola è di tutti. Allora, in estate va bene che si affidino i ragazzi a strutture private?
Certo, in estate si dovranno proporre agli studenti attività extracurriculari alternative, attività sportive e ludiche.
Per esempio, i tanto contesi progetti attivati durante l’anno scolastico per dividere il famigerato fondo per il miglioramento dell’offerta formativa, e che costringono gli alunni a tour de force e incastri orari tra i loro impegni pomeridiani durante l’anno, potrebbero essere svolti comodamente nei mesi estivi!
Molti (direi tutti!) hanno obiettato che gli insegnanti lavorano già troppo durante l’anno, quindi in estate devono poter usufruire delle meritate ferie. Ma i precari? Perché non consentire loro di guadagnarsi l’indennità di disoccupazione svolgendo contemporaneamente un servizio?
A proposito, non si dica, nascondendosi dietro i social network, che io parlo così perché sono in distacco sindacale. La Fenalca Scuola non è titolare di distacchi sindacali. Sono una docente come tanti. E i commenti si possono fare pubblicamente. Grazie!
Insomma, svegliamoci: la riforma della scuola va fatta!
Con il conforto e il contributo di chi la scuola la fa tutti i giorni. Certo.
Ma servono anche il confronto ed il consenso degli studenti, delle famiglie, del mondo del lavoro.
Proprio perché la scuola è di tutti, tutti devono poter partecipare e contribuire al suo rinnovamento. E se il futuro vedrà un modello di scuola aziendalista, vuol dire che è ciò di cui che la società moderna ha bisogno.
Potrebbe non essere condivisibile una riforma che nasce solo dal mondo della scuola. Da coloro che hanno fatto battaglie autentiche e validissime negli anni ’60 e ’70. Anni che hanno visto il sindacato impegnato per rivendicare diritti fondamentali. E allora il sindacato era giovane. Anche oggi, per fare le battaglie, dobbiamo lasciare spazio ai giovani.
Li dobbiamo aiutare a conquistare il loro Futuro senza pretendere di sostituirci a essi stessi. Insomma, è il difetto che abbiamo in quanto genitori.
I giovani vanno incoraggiati, ma devono imparare a lottare da soli per fare le conquiste!
Poiché la Buona Scuola è nata anche dall’opera di giovani eccellenze del nostro Paese, forse un po’ di fiducia e merito glieli dobbiamo riconoscere. Io voglio una scuola attuale, al passo con i tempi e condivisa!
Giovanna Marcone (segretario generale Fenalca)