Giacomo Russo, che già lo scorso anno aveva iniziato un’analoga protesta, ha avuto un mancamento e gli amici hanno subito chiamato il pronto soccorso del 118. Non mangia, insieme ad altri tre colleghi, da quindici giorni.
I medici lo hanno trovato disidratato e provato ma appena ripresosi per vie delle prime cure, Russo ha firmato per essere dimesso e ritornare fra i suoi colleghi: “ho firmato per essere dimesso e per tornare nuovamente in piazza: sto meglio e spero di resistere ancora per molti giorni”.
Russo, inoltre, tiene a precisare che il suo sciopero della fame non è soltanto per una per una ragione concreta, per la richiesta specifica del posto di lavoro, ma anche “per l’Italia, per il Diritto, per la Costituzione”.
In una nota, scritta insieme a Caterina Altamore, Giacomo Russo lamenta il fatto che il ministro Gelmini non abbia dato alcun cenno per dialogare con i manifestanti: “non una parola è stata rivolta dal Ministro alle nostre persone da quando abbiamo iniziato lo sciopero della fame. Inoltre, come una doccia fredda sono arrivate le affermazioni del deputato Stracquadanio che ci ha accusato di essere millantatori politicizzati”.
Amareggiato Russo ribadisce a quanti pensano che si tratti di una strumentalizzazione politica che “Noi lottiamo per una idea di scuola; la sua può essere diversa, ma vorremmo comunque che ce la esplicitasse, che ci raccontasse, che su di essa ci si possa confrontare. Vorremmo che ci spiegasse, e che ci convincesse, che togliendo otto miliardi alla scuola se ne può costruire una migliore; che ci argomentasse come una “riforma” tutta fondata su tagli di risorse e posti di lavoro, possa avere una valenza pedagogica”.
“Le chiediamo solo questo Ministro – conclude Russo -, un confronto pubblico, perché ognuno possa esporre le proprie argomentazioni, senza paura delle ragioni dell’altro. Noi non temiamo un contraddittorio, e non amiamo i comunicati dove nessuno può obiettare. Se accetterà il confronto noi interromperemo immediatamente lo sciopero della fame.”.
Il 16 agosto tre lavoratori precari (Salvatore Altadonna, Pietro Di Grusa e Giacomo Russo), fra docenti e personale Ata, hanno iniziato un presidio a Palermo, in Via Praga, dove si trovano l’Usp ed una sede dell’Ufficio scolastico regionale.
I tre hanno proclamato lo sciopero della fame per “ottenere degli incontri utili a salvaguardare il diritto al lavoro e alla dignità di ciascuno di quelle migliaia precari che per anni ed anni hanno portato avanti, con la loro opera precaria e preziosa, la Scuola pubblica italiana”.
Ai tre si è aggregata, Caterina Altamore, che insieme a Giacomo Russo ha spostato il sit-in a Roma, davanti a Montecitorio.
Solidarietà da tutto il mondo della scuola, sindacale e non solo, è stata dimostrata ai quattro precari in sciopero della fame.
Al momento assenti le istituzioni e l’intellighentia nazionale che si è mobilitata per altre questioni (non certo meno importanti) e su fatti internazionali. La scuola, al momento non fa “bon ton”.
Al momento assenti le istituzioni e l’intellighentia nazionale che si è mobilitata per altre questioni (non certo meno importanti) e su fatti internazionali. La scuola, al momento non fa “bon ton”.