Anche questa volta il sindacalismo di base non è al completo ma le premesse per uno sciopero significativo ci sono: nelle scuole il disagio per l’avvio della riforma e l’imminente referendum costituzionale stanno creando un mix di malcontento che potrebbe sostenere la protesta.
E così lo sciopero del 21 ottobre, proclamato da Unicobas, USB e USI e al quale hanno già aderito tra gli altri i Partigiani della scuola pubblica, potrebbe essere un banco di prova importante.
Ne parliamo con Stefano d’Errico, segretario nazionale Unicobas. Perchè questo sciopero?
Stefano d’Errico
Il 21 ottobre sarà sciopero generale e generalizzato, non solo per tutte le categorie del mondo del lavoro (e del non-lavoro): vogliamo che sia uno sciopero sociale (costruito da una fitta rete di base).
Nella mattina di questa giornata il mondo della Scuola, settore prescelto dagli attacchi renziani, si ritroverà per manifestare (da) sotto il Ministero dell’Istruzione, a Roma, in Viale Trastevere. nel pomeriggio cominceremo ad occupare piazza S. Giovanni, con gazebo, spazi tematici, concerti, animazione.
Quello della scuola sarà un NO anche alla impiegatizzazione dei docenti, alla gerarchizzazione dell’organizzazione scolastica, all’attacco alla libertà di insegnamento, a stipendi ai limiti della sussistenza
Ma si prosegue anche il 22
Il giorno successivo saremo in Piazza San Giovanni in attesa dei pulman che arriveranno da tutta Italia fino a che, intorno alle 14, partirà il corteo per il ‘NO Renzi day’, una manifestazione unitaria ed inclusiva nella quale attendiamo tutto il popolo del NO con la sua ricchezza, le sue diversità e la sua determinazione, ben oltre i tanti movimenti e partiti impegnati con noi nella preparazione della giornata.
Quindi un giorno di sciopero a cui seguirà una manifestazione a sostegno del NO alla riforma costituzionale
Non è così: i due aspetti sono indissolubilmente legati
Lo avevamo già scritto nell’appello adottato dal Comitato Nazionale per il NO.
Di entrambe le riforme ci allarmano tanto il metodo sbrigativo con cui sono state promulgate (con la demagogia del finto ‘ascolto’), quanto il merito delle questioni, da cui emerge il quadro di un paese deprivato non solo sul piano economico. Al potere concentrato nelle mani del dirigente scolastico, allo svuotamento degli organi collegiali e alla frantumazione della comunità educante e del sistema nazionale d’istruzione, corrispondono il concentramento dei poteri nelle mani del Governo, l’umiliazione del Parlamento, dunque, la sottrazione di sovranità popolare.
Ma come già accaduto in altre circostante manca l’unità persino del fronte del sindacalismo di base. Addirittura CUB Scuola ha già in programma uno sciopero alternativo per il 4 novembre
Noi ci abbiamo provato, ma altri hanno preferito scegliere strade diverse. Al di là delle sigle che hanno proclamato lo sciopero e di quelle che stanno via via aderendo siamo convinti che la nostra due giorni per il no sociale rappresenti una occasione importante, forse unica, per contrastare il devastante progetto di distruzione della scuola (e non solo) che questo Governo sta perseguendo dal momento del suo insediamento
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