Il sindacalismo di base ha deciso di rompere gli indugi: come avevamo già preannunciato, il 23 febbraio sarà sciopero generale della scuola per chiedere al Governo risposte chiare sulla questione dei diplomati magistrale, sul tema più complessivo del precariato e sul rinnovo del contratto.
Dopo le proclamazioni, ormai ufficiali in quanto già depositate presso la Commissione di Garanzia, di Usb, Sgb e CUB arrivano ora le conferme di Cobas e Unicobas.
Manca per ora un comunicato Anief che deve però attendere la conclusione dello sciopero degli scrutini per poterne indire uno nuovo.
Unicobas, nel comunicato di oggi 29 gennaio, riporta alcuni numeri che – sostiene il segretario nazionale Stefano d’Errico – dovrebbero far riflettere il personale della scuola e indurlo a scelte significative: la scuola è senza contratto da 12 anni (“a causa della triennalizzazione della parte economica – dice d’Errico – gli anni non sono 10”), gli stessi esperti della CGIL, come dimostrano le tabelle della FLC di Torino, ammettono che rispetto all’aumento del costo della vita il personale della scuola ha perso in media almeno 15.000 euro netti, ‘a recupero’ ne arriveranno solo 300 (collaboratori, assistenti e docenti Infanzia e Primaria, in media, avranno meno). E infine: “I cosiddetti aumenti del contratto saranno persino inferiori a quelli già sottoscritti per parte del pubblico impiego (35 euro medi netti, anziché 45) e quasi la metà del comparto sicurezza, e con molta probabilità decorreranno da aprile, se non da addirittura da maggio”.
“Per non parlare – aggiunge Unicobas – dell’attività di tutor per l’alternanza scuola-lavoro che il contratto inserisce nella funzione docente rendendola di fatto obbligatoria e gratuita o delle multe ad libitum gestite dai dirigenti”.
“A fronte di una vergogna del genere – conclude d’Errico – assistiamo al teatrino delle ‘trattative’ (che in realtà non possono prescindere da quanto già deciso), ai ‘fumogeni’ sulla del tutto presunta ‘contrattabilità del ‘bonus’ (modo per indorarne la pillola), all’assurdo della ‘spalmabilità’ contrattuale dei 500 euro della carta del docente (che, tassati, diventerebbero 300 netti) e ad altre amenità che coinvolgerebbero addirittura il fondo di istituto (già più che dimezzato da quando nacque)”.
Ma, secondo Unicobas, lo sciopero del 23 febbraio non basta: docenti e Ata devono far sentire la propria voce anche presentando nel maggior numero possibile di scuole liste alternative a quelle dei sindacati rappresentativi per il rinnovo delle RSU.
La “battaglia” per il contratto e contro il precariato si salda così per il sindacalismo di base con quella per la rappresentanza sindacale che oggi viene misurata con criteri che, sempre secondo i sindacati di base, avvantaggiano esclusivamente le sigle più importanti.
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