Lo sciopero generale di CGIL e UIL indetto per il prossimo 16 dicembre non sembra, nemmeno agli stessi iscritti, una scelta troppo azzeccata e rischia di fallire quanto quello del 10 Dicembre scorso (l’adesione in tale data è stata di circa 70000 lavoratori).
Senza nulla togliere alle motivazioni della protesta – aumento dei salari, riforma delle pensioni, più contratti di lavoro stabile, abolizione della delocalizzazione delle imprese – si percepisce chiaramente come stia montando la disaffezione nei confronti delle sigle in oggetto e delle loro mobilitazioni di facciata: ci invitano a scioperare contro un governo che non si cura delle categorie sociali più fragili, ma l’impressione è che neppure loro si occupino granché di tutelarle.
Ci chiamano in piazza fra qualche giorno poiché li indigna che il governo non Li abbia convocati prima di impostare la manovra fiscale di fine anno, ma non si accorgono che il mondo del lavoro è indignato anche con Loro perché non si sente più rappresentato.
La sordità dei governi nei confronti delle istanze concrete di noi lavoratori è anche la conseguenza della Loro ignavia, dell’accondiscendenza da Loro mostrata in più occasioni quando al tavolo delle trattative ci si son seduti, ma non si è udita la loro voce, tant’ è che il popolo ormai li ha soprannominati “Pronta firma”.
Per quanto ci riguarda, conserviamo nitidamente la memoria dello sciopero del 9 Dicembre dello scorso anno, da Loro proclamato fieramente dopo che in barba a tutte le nostre richieste, avevano acconsentito al varo di un infausto contratto integrativo che sviliva tangibilmente la professionalità docente.
Una differenza, rispetto a quel 9 Dicembre 2020, è che a Dicembre 2021 si è consumata una frattura (quanto severa non è ancora dato sapere) all’interno della cosiddetta “Triplice”, in quanto la CISL, stavolta, non risulta tra le sigle interessate.
Un’altra differenza è che oggi, in nome delle norme sulla rarefazione oggettiva dello sciopero, non tutte le categorie di professionisti che lo desiderano potranno protestare (e Loro lo sanno benissimo): resteranno tagliati fuori, infatti, coloro che operano nel settore dei servizi postali, dell’igiene ambientale, dell’Istruzione.
Questo sciopero affatto inclusivo non ci convince proprio, ci procura invero una sensazione di ennesima presa in giro: lo considereremo diversamente, forse, se chi lo annuncia a reti quasi unificate, oltre che prendere in mano il microfono, si prendesse a cuore la situazione reale di chi gli paga mensilmente la quota d’iscrizione.
Queste nostre riflessioni, è bene chiarirlo, hanno come oggetto questo sciopero specifico, non ‘lo sciopero’ in sé e per sé che è un diritto sancito dalla Costituzione; sebbene nell’esercizio di questo diritto, dal 1990 a oggi, siano intervenute limitazioni piuttosto stringenti, esso rimane per noi un importante strumento di reclamo, di dissenso, di lotta.
Giovanna Magrini, Daniela Marras, Lourdes Ledda
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