Home Attualità Sciopero 29 novembre, bruciati fantocci di Meloni e Salvini. Valditara: “Chi non...

Sciopero 29 novembre, bruciati fantocci di Meloni e Salvini. Valditara: “Chi non condanna questi gesti ne è complice”

CONDIVIDI

Oggi, come sappiamo, 29 novembre, si è svolto uno sciopero che ha coinvolto vari settori, dalla scuola, alla sanità fino ai trasporti. Si protesta contro la bozza della legge di bilancio. Secondo il leader della Cgil, Maurizio Landini, in tutta Italia sono scesi in piazza 500 mila lavoratori, come riporta La Repubblica.

Bruciati fantocci a Torino

Le manifestazioni si sono svolte nelle principali città d’Italia. A Torino, al termine del corteo di studenti, centri sociali e attivisti pro-Palestina, i manifestanti – alcune centinaia – hanno bruciato una sagoma di stracci raffigurante il volto del ministro delle Infrastrutture Matteo Salvini e tre maxifoto coi i volti della premier Giorgia Meloni, del ministro della Difesa Guido Crosetto e dell’amministratore delegato di Leonardo, Roberto Cingolani. Il tutto è avvenuto tra grida di “Al rogo al rogo” e “dimissioni dimissioni”.

Il ministro dell’Istruzione e del Merito Giuseppe Valditara ha condannato l’accaduto: “La mia solidarietà a Giorgia Meloni, Matteo Salvini, Guido Crosetto. Bruciare le immagini del Presidente del Consiglio e di alcuni ministri richiama momenti violenti, intolleranti, oscurantisti della storia italiana ed europea. Chi non condanna duramente questi gesti ne è implicitamente complice.

Salvini fischiato

Il ministro dei trasporti, Matteo Salvini, è stato fischiato a Bologna. La segretaria del Pd, Elly Schlein, attacca: “È una manovra che non ha investimenti per il futuro”. E ancora: “Il Governo continua a calpestare i diritti, a cominciare da quello di sciopero”. 

Valditara nel mirino dei protestanti lo scorso sciopero

Durante le proteste dello scorso sciopero, il 15 novembre, è stato lo stesso Valditara a finire nel mirino dei manifestanti, sempre a Torino. Qui è stato bruciato un fantoccio raffigurante il suo volto. Da qui il suo duro commento: “‘Valditara a testa in giù’, urlavano sotto il Ministero. E sarebbero questi gli interlocutori democratici? La scuola italiana non ha bisogno di replicanti degli estremisti degli anni ’70”, queste le sue parole.