Il dato politico-sindacale più rilevante dello sciopero Cgil-Gilda del 18 marzo sta forse non tanto nei numeri delle adesioni ma nelle dichiarazioni diramate in serata dalle diverse sigle sindacali.
Sia Gilda che Flc-Cgil parlano di una elevata partecipazione alla protesta. Il sindacato di Mimmo Pantaleo parla addirittura di percentuali che – soprattutto in alcune città del nord – superano il 50-60% mentre Gilda lascia da parte i numeri e si augura che “il dissenso manifestato chiaramente oggi convinca il Governo a fare marcia indietro sui pesanti tagli previsti che rischiano di danneggiare gravemente la scuola pubblica statale”.
Ma il comunicato più inusuale è certamente quello della Cisl-Scuola: “Lo sciopero – sostiene il segretario Francesco Scrima – è uno strumento che non va sprecato, ma praticato con intelligenza e responsabilità e soprattutto nel pubblico impiego e nella scuola, esso deve creare convergenza, unità, e possibilmente anche consenso e partecipazione dell’utenza”.
“Per questo – dichiara polemicamente Scrima – spiace che quello di oggi non si sia mosso con queste motivazioni e su queste regole”.
“Ai lavoratori – aggiunge ancora CislScuola – occorre dire la verità e occorre mobilitarli su obiettivi chiari e raggiungibili. Non bisogna illudere la gente. Si gioca ad illudere se si pensa, con uno sciopero, di far sparire le norme di una legge finanziaria blindata”.
Peraltro, stando ai dati ufficiali provenienti dal Ministero, l’adesione a livello nazionale non va molto al di là del 10-12%
E questo dato offre alla Cisl-Scuola l’occasione per rincarare la dose: “Non ci appassiona la battaglia dei numeri, ma i risultati della partecipazione allo sciopero di oggi ci dice che la categoria è più consapevole e seria di quanti la vogliono utilizzare solo per propaganda di sigla. Quando la partecipazione agli scioperi è inferiore anche al numero degli iscritti dei sindacati che lo proclamano si fa del male ai lavoratori e si fa del male al sindacato”.
Insomma, al di là dei numeri e delle manifestazioni che ha colorato le piazze di molte città italiane, un dato è fuori discussione: l’unità sindacale, almeno nella scuola, è ormai finita e di qui in avanti il confronto sui problemi della “riforma” della scuola potrebbe assumere caratteristiche del tutto diverse da quelle a cui siamo stati abituati fino ad ora.
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