Lo sciopero del 17 maggio ci sarà anche se non sarà più largamente unitario come previsto al momento della sua proclamazione: Flc-Cgil, Cisl-Scuola, Uil-Scuola, Snals e Gilda, dopo la firma dell’intesa con il Governo, hanno deciso di ritirare la propria adesione mentre i sindacati di base (Cobas, Unicobas, CUB e Anief) confermano la protesta.
Nella giornata del 16 è previsto un nuovo incontro fra Ministero e sindacati firmatari dell’intesa per continuare ad affrontare il tema del precariato sul quale però le posizioni appaiono ancora piuttosto distanti.
Il 20 è invece in programma un incontro sul problema delle risorse contrattuali la cui soluzione si preannuncia non solo difficile ma forse persino impossibile: in questo momento, infatti, il Governo non è assolutamente in grado di fornire garanzie concrete dal momento che solo a settembre ci sarà una prima bozza della legge di stabilità 2020.
Gli ostacoli da superare sono molteplici: si tratta infatti non solo di reperire i soldi ma anche di convincere i sindacati del pubblico impiego della necessità di un “trattamento speciale” per il comparto scuola (la firma dell’intesa del 23-24 aprile aveva provocato la protesta proprio dei sindacati degli altri comparti pubblici che non ci stanno ad essere messi in seconda posizione).
Il Ministro parla di aumenti a 3 cifre, ma non si capisce davvero con quali risorse si possa raggiungere l’obiettivo, a meno di non usare tutte le risorse già disponibili, dalla carta del docente allo stesso fondo di istituto.
E anche sulla “regionalizzazione” non mancano problemi: le clausole inserite nell’intesa del 23-24 aprile sono talmente ovvie (l’autonomia differenziata si potrà fare ma solo nel rispetto della Costituzione) da risultare pressoché inutili, tanto è vero che proprio pochi giorni fa si è diffusa la notizia secondo la quale il Governo sarebbe intenzionato ad approvare un provvedimento teso ad ampliare ulteriormente l’autonomia delle università.
La stessa Flc-Cgil, disponibile a discutere di forme di “federalismo cooperativo” ma non di “regionalizzazione della scuola”, si mostra preoccupata e sta accusando il Governo di non rispettare l’intesa sottoscritta con i sindacati.
“Ma di che si meraviglia la Flc? – ironizza Stefano d’Errico, segretario nazionale Unicobas – l’accordo del 23-24 aprile è solo fuffa e c’era già da mettere in conto che il Governo sarebbe andato avanti per la sua strada. Ed è per questo che consideriamo grave la revoca dello sciopero”.
Anche i Cobas, nel loro comunicato stampa del 15 maggio, mettono l’accento sulla questione della regionalizzazione che farebbe venir meno il carattere unitario del sistema scolastico nazionale accentuando ulteriormente le differenze regionali e territoriali.
“Senza dimenticare – sottolinea Piero Bernocchi, portavoce nazionale Cobas – la necessità di un contratto con aumenti salariali che recuperino almeno il 20% di salario perso negli ultimi anni oltre all’assunzione di tutti/e i precari/e con 36 mesi di servizio”.
Per la mattinata del 17 maggio è in programma anche una manifestazione nazionale a Roma davanti al Parlamento.
Allo sciopero e alla manifestazione potrebbero partecipare anche “pezzi” della Flc-Cgil che già si sono dichiarati contrari all’intesa firmata con il Governo e che contano anche sul fatto che la stessa revoca dello sciopero è stata decisa in casa Flc non senza contrasti interni.
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