Pino Turi, segretario nazionale della Uil Scuola, affida ad un lungo comunicato una serie di esternazioni sulla vicenda contrattuale e sullo sciopero scuola del 23 febbraio.
Secondo Turi la crisi degli ultimi anni ha creato un contesto di rabbia, rancore e malessere che non poteva non toccare anche il mondo della scuola.
E il malessere, nella scuola, ha preso anche la forma della protesta sindacale “con toni populistici, in verità poco sindacali e molto politici”.
“Si è così assistito – sottolinea Turi – ad una sommatoria di dissensi, che hanno poco di rivendicazione e più di sfogo di una rabbia repressa contro tutto e tutti: sindacati, forze politiche, associazioni. Appassionatamente contro, contro altri sindacati, contro il contratto firmato il 9 febbraio, che interrompe un vuoto di ben dieci anni”.
Il segretario della Uil coglie anche l’occasione per togliersi un paio di sassolini dalla scarpa e lancia una frecciata a Snals e Gilda: “Tutti, leader sindacali e politici di opposizione, all’unisono, hanno tuonato contro un contratto che hanno definito indegno e mortificante, con il solito contorno di offese ai firmatari dello stesso, si è arrivati allo sciopero del 23, proclamato da alcune sigle minori che, per la verità almeno ci hanno messo la faccia, al contrario di altre sigle che potevano (ma legittimamente) non hanno firmato il contratto, lasciando solo alle dichiarazioni il loro dissenso”.
“In verità – aggiunge Turi – tanto frastuono, ma senza grande adesione, se non quella virtuale ampliata dal web, se si considera che, nelle assemblee, registriamo ben altri atteggiamenti e l’adesione allo sciopero proclamato contro il contratto è stata inferiore, in termini di adesione (2,6%) , a quello analogo di qualche tempo fa”.
“Si tratta – ammette Turi – di un’insofferenza e una reazione comprensibile, rispetto a decenni di politiche punitive e regressive che avevano come obiettivo principale di eliminare l’ intermediazione sindacale e condurre alla scomparsa del contratto di lavoro. Una sommatoria di ragioni, con effetti indotti e ampliati dalle prossime elezioni. In pratica scioperi politici che poco hanno a che fare con l’azione sindacale”.
Il contratto sottoscritto – conclude in sintesi il segretario della Uil Scuola – non risolve certamente tutti i problemi della scuola italiana ma è anche quanto di meglio ci si potesse aspettare.
Forse, ammonisce Turi, “dopo il 4 marzo anche qualche acceso oppositore ne accorgerà”.
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