Sciopero generale della scuola. A scendere in piazza sono il comparto scuola e le sigle sindacali Cgil, Cisl, Uil, Snals, Gilda e Anief.
A Roma, in piazza Santi Apostoli, sì è tenuta una manifestazione contro il governo sul decreto 36, attualmente al Senato per la conversione in legge, dedicato in parte alla formazione dei docenti e al nuovo sistema di reclutamento che ambisce a sostituire le continue sanatorie di questi anni.
Nel video abbiamo raccolto le voci di alcuni manifestanti.
“Abbiamo un contratto scaduto da 3 anni e 5 mesi per il cui rinnovo il Governo ha stanziato la cifra irrisoria di 40-50 euro mensili di aumento. Una vergogna che offende chi alla scuola dedica tutta la propria professionalità. I docenti e tutto il personale della scuola meritano molto più”. Così Rino Di Meglio, coordinatore nazionale della Gilda degli Insegnanti, in occasione dello sciopero unitario della scuola che ha portato oggi in piazza Santi Apostoli, a Roma, migliaia di docenti e Ata. “E non meritano certamente – incalza Di Meglio – il decreto pasticciato con cui il Governo pretende di riformare il sistema di reclutamento e formazione aumentando l’orario di lavoro dei docenti senza retribuirlo e imponendo una formazione di Stato, in contrasto con la libertà di insegnamento sancita dalla Costituzione”.
“Dalle notizie che ci arrivano dalle nostre sedi provinciali, l’adesione allo sciopero è molto forte e ne siamo orgogliosi perché una partecipazione così sentita non era affatto scontata. L’augurio – conclude il coordinatore nazionale della Gilda – è che l’unità sindacale che ci ha portati oggi in piazza insieme prosegua e che la lotta vada avanti fino a quando non raggiungeremo i nostri obiettivi”.
Il vicepresidente della Camera dei deputati Fabio Rampelli di Fratelli d’Italia partecipando alla manifestazione ha rilasciato alcune dichiarazioni: “Questo è un provvedimento clientelare perché se da una parte taglia la ‘carta docenti’, con la quale i professori si formano, dall’altra crea un’agenzia nazionale istituita esclusivamente allo scopo di dare appalti a società di consulenza e formazione con piani uguali in tutto il territorio nazionale da Bolzano a Canicattì, negando quindi le differenze ambientali in cui la scuola agisce e la sua primaria vocazione sociale”.
“Nonostante la buona Scuola avesse la pretesa di eliminare il precariato, che tutt’oggi esiste – afferma Rampelli – il decreto Bianchi va a cancellare le cattedre di potenziamento istituite sulle quali in 7 anni le scuole hanno investito con insegnamenti e risorse umane. Né si cura di disciplinare adeguatamente la formazione e il reclutamento del personale ATA, soprattutto per coloro che ricoprono ruoli amministrativi e che, a oggi, sommano anche quelli di facenti funzione del dirigente di servizi generali amministrativi (DSGA) senza avere alcuna competenza e conoscenza di diritto, pubblica amministrazione, contabilità”.
“Sull’idea di scuola – ha concluso Rampelli – restiamo poi in alto mare, manca un centro di gravità, un ruolo chiaro nella società che gratifichi tutta la comunità educante e completi anche il percorso sinergico con la scuola paritaria, ancora discriminata con i suoi insegnanti considerati di serie B e i suoi precari espunti anche dai concorsi pubblici”.
“Il governo non tiri dritto e apra un dialogo vero e costruttivo con i sindacati ascoltando le ragioni dello sciopero della scuola di oggi. La scuola rappresenta uno dei grandi beni comuni su cui si costruisce il futuro del nostro paese. Sono necessarie scelte condivise e non strappi laceranti. C’è ancora tempo per riprendere il filo del dialogo e migliorare il testo del decreto nel passaggio parlamentare”. Lo afferma il capogruppo di Liberi e Uguali alla Camera, Federico Fornaro.
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