Quello di un possibile sciopero della scuola è il leit motiv che sta ritornando in quasi tutte le assemblee che che si stanno svolgendo in tutta Itaia.
Certamente si parla molto del comitato di vautazione e dell’organico potenziato, ma alla fine, la domanda che insegnanti e Ata che partecipano alle assemblee è quasi sempre la stessa: “Va bene, ma allora si fa uno sciopero o no?”.
E qui le strade si dividono.
I Cobas hanno già detto di essere intenzionati a incrociare le braccio il 13 novembre ma anche di essere disponibili a trovare una data alternativa in accordo con gli altri sindacati.
Nei social la parola d’ordine più frequente è: “Sciopero si, ma purchè sia largamente unitario, come quello del 5 maggio”.
In realtà ripetere il risultato di 5 mesi fa appare molto difficile anche perchè la situazione è cambiata, e anche parecchio. La riforma della scuola è ormai legge dello Stato e pensare che il Parlamento possa ritirarla o modificarla in modo significativo appare molto improbabile.
E c’è anche un altro problema di non poco conto: fra un paio di settimane alle Camere prenderà avvio l’esame della legge di stabilità e quindi il dibattito politico e sindacale si sposterà: non si parlerà più né di valutazione dei docenti né di preside sceriffo (questione che peraltro non compare più nei documenti sindacali da due mesi almeno).
L’attenzione dei sindacati del comparto sembra concentrarsi soprattutto sulle risorse contrattuali e sul documento di economia e finanza tanto che in molte assemblee si sta facendo strada l’ipotesi di uno sciopero dell’intero pubblico impiego per rivendicare l’immediata apertura dei tavoli contrattuali.
Se dovesse essere questa la decisione dei sindacati del comparto, è evidente chei temi specifici della scuola rimarrebbero in secondo piano e le possibilità di una seppure parziale correzione della legge 107 in sede di stesura della legge di stabilità svanirebbero quasi del tutto.
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