Si è svolto oggi lo sciopero generale del personale docente, dirigente e Ata della scuola indetto da FLC CGIL, Cisl Scuola, Uil scuola, Snals Confsal e Gilda Unams per rivendicare investimenti e garanzie per la ripresa delle lezioni a settembre in presenza e in sicurezza. E proprio all’insegna della sicurezza si sono svolte le centinaia di manifestazioni in tutta Italia, perché i sindacati hanno voluto evitare l’affollamento di una manifestazione nazionale.
Le lavoratrici e i lavoratori hanno manifestato alcuni davanti alle proprie scuole, a Roma al ministero dell’Istruzione, altri con flash mob sparsi per le città. Un modo inedito e diffuso di far sentire la propria voce e dare visibilità a una significativa iniziativa sindacale.
La proclamazione dello sciopero dell’8 giugno è stata una scelta obbligata: troppa la distanza tra quanto necessario alla scuola pubblica per garantire la ripartenza a settembre in presenza e in sicurezza, e quanto assicurato dalla ministra Azzolina. Il personale della scuola, le famiglie e con loro i sindacati, temono che le scuole possano non riaprire, o che riaprano in condizioni di emergenza. Ferma restando l’importanza di ricominciare il nuovo anno scolastico in presenza, visto che la didattica a distanza ha rappresentato una soluzione emergenziale che, purtroppo, ha creato disagi e diseguaglianze, è difficile, nelle condizioni date, assicurare il distanziamento e la sicurezza in aule scolastiche spesso sovraffollate o comunque non sufficientemente capienti.
Le ragioni dello sciopero che era già stato proclamato il 6 marzo, ma poi ritirato per senso di responsabilità, si sono addirittura moltiplicate in questi tre mesi che hanno travolto le condizioni di vita e di lavoro delle scuole.
Il ministero con il “Decreto Rilancio” ha stanziato per la scuola circa 1,4 miliardi di euro, una cifra già insufficiente prima della pandemia, figurarsi ora che i problemi e i bisogni sono cresciuti in modo esponenziale, mettendo a nudo le fragilità già presenti nel nostro sistema scolastico dopo da anni di tagli, disinvestimenti e precarietà del lavoro.
Lo sciopero di oggi, nonostante il momento difficile e le scuole ancora chiuse, è una scelta di campo ben precisa: dalla parte dei lavoratori e degli studenti, per una scuola sicura e di qualità. Perché la scuola pubblica diventi una risorsa strategica per un diverso modello di sviluppo e nulla sia più come prima.