I docenti scozzesi, da oltre 3 settimane, stanno prendendo parte ad azioni di sciopero così intense e partecipative che numerosi plessi sono stati chiusi e gli studenti debbono ricorrere a soluzioni alternative, se presenti. Una tra queste è raggiungere un plesso del medesimo istituto col fine di ovviare ulteriori – e dannose – perdite in termini didattici e formativi.
Il sindacato dei laburisti, il quale conta, in linea generale, un elevatissimo numero di aderenti, è al momento in una fase complessa: dopo l’assemblea generale di lunedì numerosi iscritti si sono detti favorevoli ad una tregua con le istituzioni, altri invece preferiscono battere ancora la strada delle proteste; tale ultima posizione, come già descritto in numerosi articoli pubblicati su La Tecnica, è motivata dalla discriminazione, in sede d’iscrizione, di quegli studenti diversamente abili o appartenenti ad un tessuto sociale basso, per i quali viene preclusa l’iscrizione presso gli istituti con un ranking più elevato, tradendo così i sani principi di un diritto allo studio egualitario costituzionalmente garantito.
Grande incertezza. Questo il lemma che figura stampato su tutti i rotocalchi scozzesi nelle ultime due settimane. L’assenza di una recente azione organizzata e comune ha causato una sensibile perdita di credibilità dei sindacati in lotta. Questi ora consulteranno i loro membri sulla proposta governativa avanzata di recente, che incrementerebbe lo stipendio annuo del 14,6% in 28 mesi.
Andrea Bradley, il segretario generale dell’EIS – il secondo gruppo per numero di partecipanti – ha dichiarato che raccomanderà ai membri di accettare l’offerta, in quanto costituisce già un ottimo risultato ed ottimo terreno di confronto per le prossime attività e discussioni. “È assolutamente giusto sottolineare che questa offerta non rappresenta il raggiungimento di tutti i nostri obiettivi, ma da tempo era chiaro che qualsiasi trattativa avrebbe avuto un elemento di compromesso”, ha affermato Bradley, una docente in lotta intervistata da BBC Scotland. Infatti inizialmente gli insegnanti avevano chiesto un aumento del 10% quest’anno, con la disputa e le proteste che hanno visto quasi tutte le scuole scozzesi essere chiuse a causa di una serie di scioperi nelle ultime due settimane.
In occasione della Giornata Internazionale della Donna, i maggiori sindacati italiani Cub, Cobas, Si Cobas, Slai Cobas, Sgb, Usb e Us hanno dichiarato sciopero generale. La motivazione, in collegamento con la giornata internazionale delle donne, riguarda “il peggioramento della condizione generale di vita delle donne a partire dalla condizione di lavoro nel nostro Paese, che investe tutti gli altri ambiti: sociale, familiare, culturale”.
Le proteste non escludono il comparto scuola: docenti, personale scolastico ed ATA avranno il diritto di proclamare sciopero per tutte le attività previste per la giornata. Ad incrociare le braccia per l’intera giornata, secondo i sindacati, saranno “tutte le lavoratrici e tutti i lavoratori in tutti i settori pubblici, privati a sostegno della lotta delle lavoratrici/donne con contratti a tempo indeterminato, a tempo determinato, con contratti precari e atipici”.
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