Nell’ultimo giorno di scuola con la didattica a distanza nella gran parte delle regioni italiane, i sindacati delle scuola hanno indetto uno sciopero di tutto il personale.
Flash mob, manifestazioni ed iniziative sono previsti in tutta Italia. Cgil, Cisl, Uil, Snals e Gilda lamentano il fatto che si facciano proclami sulla centralità dell’istruzione che poi – sostengono – non vengono seguiti da stanziamenti congrui, la mancata stabilizzazione dei precari “che da anni contribuiscono in maniera fondamentale al funzionamento della scuola italiana”, ‘classi pollaio’ destinate, a loro dire, a rimanere tali anche alla ripresa della scuola a settembre.
I lavoratori che parteciperanno ai presidi – si legge in tutte le locandine – devono arrivare muniti di mascherine e mantenere il distanziamento previsto dalle norme.
Sullo sciopero generale, nelle scorse ore, è intervenuto il segretario della Uil Scuola, Pino Turi: “La DaD è stata un’esperienza di emergenza, ora basta. E’ stata sconfitta dalla realtà, da docenti, famiglie, politici di maggioranza e opposizione. Resta solo qualche ‘giapponese’ fautore della mutazione genetica della scuola”.
La Uil Scuola, in tempi non sospetti, anche fuori da un coro ideologico di avanguardie della pseudo innovazione, aveva messo in guardia dall’uso esclusivo dello strumento digitale e rappresentato i limiti di un uso delle nuove tecnologie. Oggi, l’esperienza ha confermato come questo elemento sia complementare e mai sostitutivo di quella in presenza. Riaprire le scuole per fare davvero scuola, nella realtà della comunità educante.
La DaD è stata inventata dai docenti che hanno dimostrato di essere capaci di fare ciò che per anni volevano imporgli”.
E sulla riapertura delle scuole: “Senza alcun bisogno di mega piani di formazione, ma con risorse e competenze acquisite in corsa. La scuola ha dimostrato di essere corpo vivo e in grado di adattarsi per svolgere la missione che la costituzione le assegna e deve solo ringraziare i lavoratori docenti, dirigenti ed ATA che l’hanno realizzata.
Una procedura di emergenza che va fermata: allarga la forbice delle disuguaglianze.
Proprio il contrario di quanto si è voluto realizzare negli ultimi settant’anni cercando di ridurle”.
E sul plexiglass: “Proporre i divisori in plexiglass significa rassegarsi al fai-da-te.
Siete stati bravi, arrangiatevi di nuovo, visto che avete dimostrato grande capacità e resilienza. I miracoli non sono sufficienti, servono le condizioni per rilanciare il sistema che ha perso metà anno scolastico e deve recuperarlo. Il diritto allo studio è per tutti, e per ognuno. Ci vuole, innanzitutto, la volontà di collaborare e, il clima creato dal ministro, è dei peggiori e foriero di problemi ed insuccessi. La confusione che c’è oggi nelle scuole e le procedure burocratiche messe in atto non saranno in grado di gestire la fase della ripresa. Servono ambienti idonei e in tre mesi vanno allestiti, come servono più organico e meno alunni per classe. Pensiamo a scuole di prossimità: occorre riaprire tutte le scuole chiuse e distribuire diversamente gli alunni per le istituzioni scolastiche.
Per fare questo serve un governo che abbia la realtà come suo orizzonte e non le polemiche social o di scontro politico. Per queste ragioni lavoratori e famiglie oggi protestano”.
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