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Sciopero scuola: “Valditara a testa in giù”, bruciato fantoccio col suo volto. “Sono questi gli interlocutori democratici?”

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Oggi, come abbiamo scritto, 15 novembre, in occasione dello sciopero scuola, gli studenti di tutta Italia si sono dati appuntamento nelle varie piazze d’Italia per protestare contro il Governo. Come riporta Il Corriere della Sera, a Torino ci sono stati scontri con la polizia al corteo pro Palestina delle scuole superiori: una quindicina di poliziotti dei reparti mobili hanno fatto ricorso alle cure del pronto soccorso dopo essere stati coinvolti nello scoppio di un ordigno artigianale, che ha dato luogo a esalazioni urticanti.

Intorno a mezzogiorno alcuni manifestanti hanno fatto irruzione nel Museo del Cinema per posizionare una bandiera sull’edificio della Mole e ammainare i vessilli del Comune di Torino e dell’Italia. Non hanno fatto entrare i visitatori e un addetto Rear è stato colpito con un calcio. Molti turisti, alcuni con bambini, sono scappati spaventati e altri hanno aspettato dentro per un quarto d’ora.

Sempre nel capoluogo piemontese è stato bruciato un fantoccio raffigurante il ministro dell’Istruzione e del Merito Giuseppe Valditara. Da qui il suo duro commento: “‘Valditara a testa in giù’, urlavano sotto il Ministero. E sarebbero questi gli interlocutori democratici? La scuola italiana non ha bisogno di replicanti degli estremisti degli anni ’70”, queste le sue parole.

Valditara ha anche scritto: “Massima solidarietà agli agenti di Polizia vilmente aggrediti da un gruppo di criminali”.

Le reazioni

In molti hanno espresso solidarietà al ministro.

“Anche oggi abbiamo assistito a inaccettabili scene di violenza e caos in alcune piazze, ad opera dei soliti facinorosi. Diversi agenti delle Forze dell’Ordine sono finiti al pronto soccorso a causa di ordigni e scontri. La mia totale solidarietà va a tutti gli agenti feriti, con l’augurio di una pronta guarigione. Spero che certa politica smetta di proteggere o giustificare queste violenze e si unisca, senza ambiguità, nella condanna di episodi così gravi e indegni”, ha scritto la premier Giorgia Meloni.

“La violenza non è mai la risposta, soprattutto quando si tratta di esprimere un’opinione”, dice il ministro della Pubblica amministrazione Paolo Zangrillo.

“Inutile dire che il governo non si farà intimidire, ma è desolante pensare che qualche parlamentare od opinionista radical chic si scandalizzerà perché definisco i facinorosi comunisti ‘zecche rosse’ anziché preoccuparsi dell`aggressione sistematica alle donne e agli uomini divisa, ai quali va la mia totale solidarietà”, scrive su X il vicepremier e leader della Lega Matteo Salvini.

“L’odio avvelena il dibattito. La violenza e le minacce non possono essere mai accettate”, commenta il presidente della Camera dei deputati, Lorenzo Fontana. Episodi di violenza intollerabili a Torino, stavolta senza pretesto di altre iniziative, ora la condanna sia unanime”, aggiunge il ministro dell’Interno Matteo Piantedosi. 

Antonello Giannelli, Presidente ANP, così commenta: “La democrazia si nutre anche del diritto, garantito a tutti, di manifestare liberamente il proprio convincimento e il proprio dissenso. Non è però accettabile che tale diritto trascenda nella violenza e nella mancanza di rispetto verso chi, a torto o ragione, è portatore di idee diverse da quelle dei manifestanti”.

Conclude Giannelli: “La scuola, luogo nel quale si insegna a praticare la convivenza civile, non può accettare alcuna forma di violenza. Gli irrinunciabili valori costituzionali che fondano la nostra democrazia devono essere costante fonte di ispirazione per le azioni quotidiane di tutti noi”.

“La libertà di manifestare il proprio dissenso è fondamentale per la democrazia, ma non hanno nulla di democratico espressioni e atti violenti cui si è giunti oggi in alcune manifestazioni di studenti. Atti da condannare, esprimendo solidarietà a chi come il Ministro Valditara ne è stato fatto oggetto”, queste le parole di Ivana Barbacci, Segretaria Generale Cisl Scuola.

“Vogliamo essere chiari: per lo Snals-Confsal il diritto a manifestare in maniera pacifica è sacrosanto, ma non possiamo condividere il ricorso e l’istigazione alla violenza sia fisica sia verbale con minacce ed insulti, soprattutto da parte di coloro , come gli studenti, che per i valori educativi di cui sono portatori , non dovrebbero mai far ricorso a strumenti poco rispettosi delle persone e delle istituzioni. Tra l’altro il ricorso a espressioni offensive e minacciose rischia di rendere inefficaci anche gli obiettivi della protesta civile”, queste le parole di Elvira Serafini, segretaria generale Snals-Confsal.

“Quello che è successo nell’ambito di alcuni cortei è grave e allarmante. Bruciare il fantoccio del ministro Valditara o imbrattare le foto del premier Meloni o del Ministro Bernini non è esprimere dissenso. La violenza è sempre da condannare. È giusto far comprendere ai nostri ragazzi che anche le contestazioni devono restare nel perimetro del confronto democratico e del rispetto delle istituzioni, condannando la violenza e gli eccessi. La mia solidarietà al presidente del consiglio Giorgia Meloni, e ai ministri Valditara e Bernini”, lo dichiara la senatrice di Fratelli d’Italia Ella Bucalo membro della commissione cultura e istruzione del Senato e vice responsabile del dipartimento istruzione del partito.

“Manifestare è legittimo ma la protesta non deve mai degenerare in violenza personale”. Sono le parole del coordinatore nazionale della Gilda degli Insegnanti Vito Carlo Castellana.

“In questo modo – afferma Castellana – si cade in due errori, per prima cosa si va ad attaccare la persona invece che il suo operato, aspetto stigmatizzabile, e secondo perché distoglie l’attenzione dai motivi reali della protesta, svilendone il significato”.

“Abbiamo assistito nella giornata di oggi ad una pericolosissima manifestazione di intolleranza politica e vergognosa violenza messa in scena nei confronti di chi serve lo Stato in nome della democrazia propria del nostro Paese. Tra tutte, la sconvolgente manifestazione tenuta a Torino che, oltre gli insulti e gli slogan inneggianti la brutalità, ha visto bruciare l’effige del Ministro della Pubblica Istruzione e del Merito, prof. Giuseppe Valditara, è il chiaro tentativo d’accendere la miccia per un’escalation di violenza tesa a riportare la nostra nazione agli anni di piombo. L’UGL Scuola esprime la massima solidarietà e la più totale vicinanza al Ministro Valditara così come a tutte le vittime di tali esecrabili comportamenti”. Queste le parole di Ornella Cuzzupi, Segretaria Nazionale UGL Scuola, che non usa mezze misure nel denunciare i rischi che tali atteggiamenti paventano.

“Qui non si tratta più di avere idee o convinzioni politiche diverse, si tratta invece di una vera e propria dichiarazione di guerra alla democrazia. Tacere su questo senza condannare quanto accaduto in maniera ferma e perentoria ha un solo terribile significato: voler legittimare il tentativo d’imporre con la forza bruta e con la paura le proprie visioni e architetture politiche.

Le proteste nelle varie città

La manifestazione è stata molto partecipata in tutte le grandi città. Sotto lo slogan “Vogliamo Potere”, gli studenti chiedono una scuola “che sia davvero inclusiva, libera da logiche di sfruttamento e subordinazione al mondo del lavoro e della guerra, e in grado di rispondere ai bisogni di chi la vive”, fanno sapere i promotori della mobilitazione. Tra le rivendicazioni “un’istruzione pubblica gratuita e accessibile, svincolata dagli interessi privati, dalle logiche di profitto e dall’ambito bellico; la tutela del benessere psicologico nelle scuole; e un sistema di rappresentanza che dia agli studenti reali possibilità di decidere nelle proprie scuole”. 

La piattaforma “Saperi Liberi per Student3 Liber3”, su cui si basa lo sciopero, richiama l’urgenza di una scuola che risponda “ai bisogni reali della componente studentesca”. In piazza anche gli studenti universitari, “per una didattica accessibile; per saperi e ricerca slegati dall’uso militare; perché il diritto allo studio universitario venga garantito e contro la riforma Bernini”.

A Roma la manifestazione “No Meloni day”, ha radunato centinaia di studenti a piazzale Ostiense tra le bandiere dei collettivi studenteschi e della Palestina, mentre alcuni attivisti hanno posizionato sopra un carrello della spesa un somaro di cartone, al quale è stato appeso un cartello con la scritta “ministra Bernini”. Cartelli e striscioni con le foto dei ministri imbrattati con mani sporche di sangue sono stati esposti davanti al Ministero dell’Università e della ricerca (Mur). 

A Milano, un gruppetto di studenti milanesi del “No Meloni day” ha esposto uno striscione con scritto “Avete le mani sporche di sangue, l’alternanza uccide”, mostrando i palmi delle mani imbrattati di vernice rossa. “La scuola sta perdendo la sua funzione originaria, quella formativa”, hanno detto. Al megafono i ragazzi hanno parlato anche dei “lavoratori della scuola che vengono sospesi per aver criticato Valditara”, facendo riferimento al caso Raimo. 

“Non abbiamo paura che continuino a sospendere i professori – hanno detto – noi continueremo a rivendicare la libertà del pensiero libero e la possibilità di esercitare il pensiero critico”. A Bologna il corteo degli studenti tappa finale della manifestazione, ha dato fuoco simbolicamente al testo della riforma Valditara. Mentre bruciava, i ragazzi lanciavano sul rogo altre copie della norma accartocciate.

“Meloni boia”, “Valditara boia”, “Piantedosi boia” sono gli slogan che accompagnano l’azione dimostrativa. “Con la riforma Valditara non ci stiamo – dicono gli studenti al megafono – non ci stiamo con l’alternanza scuola lavoro e non ci stiamo col genocidio in Palestina. Faremo ogni piazza e ogni scuola una barricata per mostrare il nostro dissenso. Il Governo Meloni non ci rappresenta”.