Il 4 giugno si avvicina e nelle scuole si scommette se lo sciopero ci sarà o se sarà revocato all’ultimo momento.
Se si sta agli ultimi comunicati sindacali è difficile pensare che lo sciopero possa rientrare.
Proprio nelle ultime ore i confederali hanno dichiarato che “bisogna dire basta al festival degli annunci e dei proclami da parte dei diversi esponenti del Governo”.
Non solo, ma “in assenza di risposte concrete e immediate – aggiungono Cgil, Cisl e Uil – le iniziative di lotta continueranno anche dopo il 4 giugno e investiranno le attività di fine anno scolastico compresi scrutini ed esami”.
D’altronde da parecchio tempo la Gilda ha annunciato che se non si firma il contratto esami e scrutini potrebbero essere a rischio.
Fra gli obiettivi dei sindacati non c’è solamente l’aumento delle retribuzioni: le rivendicazioni riguardano anche – sostengono i confederali – “gli interventi indispensabili per garantire il buon funzionamento delle istituzioni scolastiche quale l’attribuzione delle risorse alle scuole con il superamento della drammatica situazione debitoria, la tutela gli organici per la qualità dell’offerta formativa, il superamento del precariato con l’immissione in ruolo su tutti i posti docenti e ATA vacanti”.
CislScuola usa toni forti, anche per rispondere ad una frase non molto felice del presidente Prodi che aveva stigmatizzato il ricorso al “ricatto dello sciopero” e aveva ricordato che quelli del “tesoretto” sono soldi di tutti gli Italiani.
Secondo Francesco Scrima, segretario nazionale di Cisl Scuola, il ritardo accumulato (sono passati quasi 18 mesi dalla scadenza del contratto) è “vergognoso” , e se l’esercizio di un diritto legittimo come quello dello sciopero viene vissuto come ricatto “c’è di preoccuparsi molto sulla volontà politica di questo Governo di affrontare e risolvere i reali problemi del Paese, a cominciare da quelli della scuola”
“Il Governo – conclude CislScuola – è succube del ragionerismo di Padoa Schioppa”
Ai primi di aprile, ricordano i sindacati, era stato sottoscritto un accordo per garantire 101 euro di aumento agli statali e 115 al personale della scuola.
“Sotto quei numeri – ribadisce Scrima – è stata apposta una firma. Non si può tornare indietro, anche perché non stiamo parlando del prossimo contratto ma di quello già scaduto. Questo comportamento ha un solo aggettivo: arrogante”.
Le rassicurazioni del Ministro della Funzione Pubblica Nicolais (“I soldi per gli aumenti già concordati, ci sono”) non sono però servite a calmare le acque anche perché Romani Prodi ha subito precisato con un comunicato che per ora di cifre non si è parlato. Peraltro non è piaciuta alla Cgil una aggiunta di Nicolais che ha precisato che si potrebbe chiudere rapidamente la vicenda a condizione che il sindacato accetti di ridiscutere l’attuale modello contrattuale (l’Esecutivo pensa a contratti triennali anziché biennali).
Nella serata del 24 maggio è in programma un incontro fra Governo e sindacati per capire se si possa trovare una soluzione in tempi ragionevoli.
Ma i falchi stanno già affilando le armi e non si può escludere che l’anno scolastico si concluda nella confusione generale.