I dati dello sciopero del 10 dicembre sono al centro di vivaci polemiche nei social.
Allo stato attuale secondo il dato ufficiale più aggiornato il numero degli aderenti alla protesta è un po’ inferiore a 100mila, corrispondenti a poco più del 6% della platea considerata.
Ma i sindacati non ci stanno e fanno osservare che nella giornata del 10 molte scuole hanno chiuso del tutto i battenti e quindi non hanno neppure potuto inviare i dati al sistema informativo della Funzione Pubblica.
Non mancano le accuse rivolte alla stampa (e quindi anche alla nostra testata) di diffondere dati sottostimati se non addirittura falsi, soprattutto da parte degli attivisti sindacali.
Per la verità nella diretta della mattinata del 10, quando il Ministero non aveva ancora diffuso i primissimi dati, noi avevamo annunciato che – secondo le informazioni che stavamo raccogliendo – si poteva ipotizzare una adesione fra il 6 e il 7%.
E abbiamo chiarito più volte che si trattava di una proiezione da prendere “con le pinze, con le molle e con tutti i benefici del dubbio” (sono più o meno le parole che abbiamo usato nel corso della diretta).
Poi nel corso della giornata abbiamo riportato i dati che provenivano dal Dipartimento della Funzione Pubblica: i primi numeri davano una adesione al di sotto del 5%, poi poco per volta la percentuale è aumentata per arrivare a fine giornata al 6,2%.
Se sottovalutazione c’è stata va addebitata quindi alle fonti ufficiali e non certamente a noi.
Ovviamente non si può escludere che questo dato cambi ancora anche se – a nostro modestissimo giudizio – è piuttosto improbabile che si possa salire molto.
Ad ogni modo i sindacati che hanno proclamato lo sciopero si dicono sostanzialmente soddisfatti del risultato.
Non è molto chiaro, però, quali risultati concreti potrebbero arrivare da questo sciopero, ad eccezione di alcune modifiche alla legge di bilancio.
Forse potrebbe essere accolto un emendamento per eliminare (o ridurre in modo significativo) i vincoli alla mobilità, mentre sembra in dirittura d’arrivo una modifica alle norme sui contratti per il personale Covid che dovrebbero essere estesi anche agli Ata. Più complicata appare infine la questione del fondo per la valorizzazione della professionalità docente che potrebbe essere incrementato (c’è un emendamento di alcuni senatori PD per portarlo dagli attuali 240 a 500 milioni).
Ma, diciamo la verità, si tratta di modifiche che già da tempo sono nell’agenda delle forze politiche che – a manovra conclusa – non tarderanno a rivendicarne la paternità.
Ciò che si può escludere del tutto è che la protesta possa convincere il Governo ad incrementare le risorse per gli stipendi nella misura richiesta, tra gli altri, da Francesco Sinopoli della Flc-Cgil che ha parlato di un aumento del fondo di valorizzazione fino a un miliardo di euro.
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