Archiviato lo sciopero Cgil del 6 maggio, di cui peraltro non si hanno ancora i dati ufficiali riferiti al comparto scuola, già si parla delle prossime proteste.
La più importante è in programma per il fine settimana ed è stata annunciata già da tempo dall’Unicobas, piccolo sindacato di base ma con una lunga storia alle spalle (“Siamo piccoli – chiosa il segretario nazionale Stefano d’Errico – solo per come viene oggi calcolata la rappresentatività. In realtà siamo presenti in almeno 50 province e proprio di recente il Tribunale di Livorno ci ha riconosciuto il diritto all’informativa sindacale anche se non siamo presenti alle trattative contrattuali nazionali”)
Lo sciopero è previsto per il 12 maggio (ultima ora di servizio) e per il 13 (intera giornata) in concomitanza con la somministrazione delle prove di valutazione Invalsi.
Prove che, secondo d’Errico, “distruggono l’immagine della scuola italiana, offendono la professionalità della scuola pubblica e valutano al ribasso gli studenti, schedandoli a vita”.
“Le rilevazioni dell’Invalsi – sottolinea poi d’Errico – si contrappongono con arroganza persino al sistema di rilevazione adottato da decenni dall’OCSE, mirato, invece che al nozionismo, alla verifica delle competenze, e che colloca ad esempio la scuola primaria italiana, da trent’anni, fra il primo ed il quinto posto nel mondo”.
E ancora: “Farebbero tutti meglio a rileggersi l’art. 33 della Costituzione sulla libertà d’insegnamento, nonché le attribuzioni dei Collegi Docenti, unici ad aver titolo a decidere in materia di didattica e valutazione”.
La protesta indetta dall’Unicobas culminerà venerdì 13 maggio (giorno delle prove nella scuola primaria) con uno sciopero dell’intera giornata.
Nella stessa data è prevista una manifestazione nazionale a Roma.
Ma l’Unicobas non crede che questa eccessiva frammentazione delle azioni di contrasto al programma di “ristrutturazione” della scuola avviato dal Governo non serva ad altro che a rafforzare la stessa azione dei ministri Gelmini e Tremonti ?
“La domanda – risponde senza esitazione d’Errico – andrebbe girata a Cobas e Cgil. Noi abbiamo più volte invitato gli altri sindacati ad unirsi a noi, ma poi alla fine non se n’è fatto nulla. C’è da chiedersi se conti di più la battaglia contro il tentativo di delegittimare la libertà di insegnamento e di impiegatizzare gli insegnanti rendendoli semplici esecutori della volontà politica del Governo o se sia più importante la gelosia delle sigle”.
Per intanto, però, l’appello di d’Errico è stato raccolto in Sardegna dove i Cobas, in attesa dello sciopero degli scrutini, hanno annunciato l’adesione allo sciopero del 12 e 13 maggio.
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