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Scompare a Firenze la “Scuola città Pestolazzi”

L’autonomia scolastica, nelle sue varie articolazioni – didattica, organizzativa, finanziaria, di sperimentazione e di ricerca – il decentramento dell’amministrazione scolastica, il ridimensionamento delle istituzioni scolastiche, nonché l’assoluta mancanza di una qualsiasi cultura del valore della sperimentazione stanno contribuendo a far perdere alle scuole sperimentali la loro specificità con la conseguente vanificazione di tutti i risultati fino ad oggi raggiunti.
Ad essere danneggiate, ovviamente, sono le stesse comunità che nei decenni passati hanno tratto innumerevoli vantaggi atteso che in tante circostanze le scuole sperimentali hanno sopperito alle carenze e alle latitanze della scuola statale.
Tra le scuola a rischio c’è anche la "Scuola Città Pestalozzi" di Firenze – nata a Firenze dal clima di rinascita sociale nell’immediato dopoguerra e dalle rovine della distruzione apportata dal secondo conflitto mondiale, grazie all’intuizione del grande pedagogista Ernesto Codignola, tra i fondatori della Nuova Italia Editrice – ha segnato la storia di Firenze ed è ancora oggi additata per la sua esemplarità pedagogica e didattica.
Due anni addietro è stata accorpata alla "Scuola Media Carducci" la quale nella sua denominazione comprendeva anche l’espressione "Scuola Città Pestalozzi". Recentemente, però, dalla denominazione è scomparso qualsiasi riferimento alla scuola sperimentale.
Il fatto ha scatenato, giustamente, le ire dei fiorentini i quali sono sul piede di guerra e si sono mobilitati con una raccolta di firme e con proclami sugli organi di stampa.
E’ appena il caso di sottolineare che non è in gioco solo la questione dell’intitolazione dell’istituto comprensivo, ma tutto l’impianto organizzativo, pedagogico e didattico della scuola sperimentale. Come dire, in altri termini, che è gioco la stessa sopravvivenza della scuola ispirata ai princìpi del grande educatore svizzero Enrico Pestalozzi.
Tutto il patrimonio accumulato nel corso di sessant’anni di attività e che è stato indicato con valore paradigmatico non solo in Firenze, ma in tutta la scuola italiana e straniera, rischia di essere perduto.
L’esperienza di questa scuola, e forse anche di tante altre sperimentali, viceversa, avrebbe dovuto essere valorizzata e tesaurizzata da tutta la scuola italiana soprattutto in questo particolare momento di transizione e di implementazione della riforma.

Giuseppe Guzzo

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