È probabile che, anche questa volta, la lotta alla burocrazia sarà una bolla di sapone mediatica e sostanzialmente una mission impossible. Negli anni precedenti, altri ministri ci hanno messo (e rimesso) la faccia, pur prodigandosi in annunci non meno reboanti. Perché a Renzi dovrebbe andare meglio?
Nella “Buona Scuola” troviamo un abile ripescaggio di argomenti triti e ritriti, ma ben riserviti. Si comincia con la “burocrazia zero”. Urge sbarazzarsi della burocrazia scolastica, è l’assunto. Dirigenti, personale amministrativo, e docenti soffocano vincolati da mille adempimenti, “datati e inutili”. Ben lo sappiamo. Ecco allora lo “Sblocca Scuola”, un provvedimento di abrogazione generale per dare il via a “un processo di semplificazione normativa e di ricostruzione di fiducia”.
Finalmente! Però, diciamolo, è un concetto che sentiamo ripetere dagli anni Novanta…
“Cari presidi, amministrativi, docenti –continua ammiccante il volumetto governativo- qual è stata la norma più assurda con cui vi siete scontrati per riuscire a fare una cosa bella nella vostra scuola?”
Più di una, ovvio e sottinteso. Questo perché si sono create stratificazioni, il quadro normativo è spesso incomprensibile, il Testo Unico del 1994 è troppo vecchio. È ora di produrne uno “nuovo”, per avere una normativa chiara, semplice, adeguata. “Nel medio termine di un anno” (sic) occorre quindi rielaborare un nuovo Testo Unico della Legislazione scolastica.
Che occorresse urgentemente “disboscare la giungla normativa attualmente esistente” ed elaborare un nuovo testo unico era scritto tale e quale nell’agenda del ministro Carrozza più di un anno fa. Se ci fosse la volontà di fare sul serio, oggi potremmo avere in mano una prima stesura da esaminare.
Invece siamo all’annuncio. Ma col botto. Eh sì, non potevano mancare la “good law” e il “nudging” per dare il tocco innovativo con l’inglese. Di che si tratta di così nuovo? Niente di meno che della scoperta dell’acqua calda. Ovvero che un testo normativo deve essere scritto in un linguaggio accessibile per facilitarne l’applicazione e l’attuazione. Anche se “l’ignorantia legis non excusat” -continua disinvoltamente poliglotto il volumetto governativo- tuttavia a monte il Ministero deve assicurare piena comprensione e chiarezza. Ci sembra di averlo già sentito, già letto…
Ma sì, all’inizio degli anni Duemila il Dipartimento Funzione Pubblica emanò almeno tre direttive sulla semplificazione del linguaggio dei testi normativi e amministrativi, puntando sull’efficacia comunicativa e la lotta al burocratese. In una sta scritto “Evitare neologismi, parole straniere e latinismi”, da usare solo se sono “effettivamente insostituibili e non usarli se sono effimeri fenomeni di moda”.
Non vorremmo essere pessimisti, ma good law e nudging fanno presagire l’ennesimo flop. Intanto le scuole si stanno già preparando al peggio: col nuovo sistema di valutazione saranno inondate da una marea di adempimenti e modulistica a gogo. Viva la burocrazia!