Il Coordinamento Nazionale di Scienze della Formazione Primaria sostiene con forza la necessità della formazione universitaria come mezzo per garantire una professionalità docente valida e allineata agli standard internazionali.
Continuando la strada della campagna #scemochisilaurea, il coordinamento segna ulteriormente il territorio dai diplomati magistrale. Di seguito il comunicato:
Ora e con sempre maggiore forza vogliamo ribadire ai giovani che vogliono diventare insegnanti competenti, che non è #scemochisilaurea !
Per una scuola di qualità servono professionalità ed innovazione.
La scuola non è solo il luogo in cui far valere i diritti dei lavoratori, ma è innanzitutto un’istituzione costruita per garantire ai bambini il diritto all’educazione; non un’educazione qualsiasi, ma la miglior esperienza educativa possibile, con docenti adeguatamente formati e motivati all’insegnamento e aperti all’apprendimento per tutta la vita.
Questo è il punto fondamentale da cui ogni riflessione e proposta sulla scuola deve muovere.
Il corso di laurea in Scienze della Formazione Primaria è nato proprio dall’esigenza di preparare docenti di scuola dell’infanzia e scuola primaria capaci di affrontare le sfide educative di una società sempre più complessa. Risponde infatti alla necessità di una formazione solida, all’avanguardia, capace di rendere la scuola italiana competitiva nella prospettiva del dialogo con l’Europa e di superare lo scarso riconoscimento sociale per cui il maestro veniva ritenuto inferiore al professore di scuola secondaria per titolo, formazione, competenza e cultura.
Il numero degli studenti che possono accedere al corso di laurea in Scienze della Formazione Primaria è un numero chiuso e definito sulla base del fabbisogno nazionale.
Nonostante tutto questo sia ben noto agli addetti ai lavori ci tocca ancora sentire persone che mettono in dubbio la validità e l’esistenza stessa del corso di laurea in Scienze della Formazione Primaria. In particolare fanno riflettere le parole di Rosa Sigillò, ex presidente di MIDA, ora candidata alle elezioni con Fratelli d’Italia, pronunciate in occasione del convegno-dibattito “La Scuola siamo Noi”, organizzato dalle associazioni MIDA e ADIDA e tenutosi il 4 febbraio 2018:
“Abbiamo i laureati in Scienze della Formazione Primaria in seconda fascia d’istituto. E c’è da chiedersi anche come mai, visto che siamo così tanti, continuino al corso di laurea in Scienze della Formazione Primaria a uscire fuori abilitati, quando alla secondaria questo non è stato possibile.”
Quelle esternazioni ci lasciano basiti. Quale sarebbe la proposta?Chiudere il corso di laurea perché troppi insegnanti precari da anni non sono riusciti ad ottenere la stabilizzazione?
Dimenticare le occasioni che i diplomati magistrali ante 2002 hanno avuto per ottenere il ruolo mediante concorso, e impedire a tanti giovani di poter svolgere il lavoro di insegnanti, in nome dell’anzianità di servizio di altri?
Vogliamo risolvere il problema facendo fermare il paese perché dobbiamo aspettare di sistemare chi è arrivato prima e non è ancora riuscito ad accedere al ruolo, rinunciando agli strumenti democratici della meritocrazia?
Vogliamo negare a chi ha deciso di puntare sulla formazione superiore il diritto al ruolo?
La ricetta della relatrice sembra suggerire che per combattere il precariato si debba abolire la formazione universitaria.
Una posizione equivoca, discutibile, estremamente pericolosa, che nega il valore dello studio come veicolo di arricchimento culturale e personale e incoraggia i giovani di trovare strade alternative, meno faticose per raggiungere i propri obiettivi. In tempi in cui il bullismo è diventato una piaga sociale, ci aspettiamo che i docenti e i candidati alle elezioni, facciano maggiore attenzione alle parole che usano.
#sìalmerito #sìalconcorso #noalricorso
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