Dopo ogni episodio violento di bullismo, dopo ogni suicidio di giovanissimi distrutti dalle vessazioni psicologiche dei compagni e – soprattutto, come in questi giorni – dopo ogni rivolta urbana che si trasforma in razzie e saccheggi indiscriminati contro i metodi violenti delle forze dell’ordine, il Governo francese si interroga sul senso e l’efficacia di una certa disciplina scolastica che dovrebbe proprio servire a scongiurare eventi come quelli citati: l’Éducation Morale et Civique. Così, con il suo acronimo ECM, i francesi chiamano una materia che anche noi in Italia conosciamo bene, la tanto controversa Educazione Civica. Controversa perché, in Italia come in Francia, a una materia con un monte ore risicatissimo e suddiviso tra tutti i docenti del Consiglio di classe si attribuirebbero super poteri di prevenzione (bullismo, cyberbullismo, dipendenze e devianze varie) e di acquisizione delle cosiddette competenze di cittadinanza attiva.
In Francia, le linee-guida della disciplina veicolano obiettivi ambiziosi: nell’arco dei tre anni della secondaria superiore (il sistema scolastico francese è un 5+4+3, contro il nostro 5+3+5) gli studenti dovrebbero conoscere le grandi leggi sociali dalla Terza Repubblica a oggi, le dichiarazioni dei diritti dell’Uomo e del Cittadino, le istituzioni francesi ed europee, la legge di separazione delle Chiese e dello Stato del 1905, fondativa della laicità dello Stato. E questa è solo una parte del programma del primo anno di liceo…
Il tutto in mezz’ora alla settimana, anche se il ministro dell’Educazione ha confermato – come riportato dal quotidiano Le Monde – che dall’anno prossimo, alle medie, si arriverà a un’ora settimanale.
Assi portanti della disciplina: libertà, giustizie ed equità sociale, libertà di pensiero, di espressione, laicità e pacifica convivenza tra cittadini di diversa provenienza, etnia, valori di riferimento. Tutto stupendo e, ovviamente, condivisibile. Solo che poi…. Solo che poi arriva il 16 ottobre del 2020 e il professore Samuel Paty è ucciso e decapitato per avere mostrato ai suoi alunni alcune caricature di Maometto durante la sua ora di….indovinate? Di EMC, di Educazione Civica.
Certo, direte, questo non significa che la disciplina in sé non serva a niente, ma sta di fatto che creare le condizioni per una serena coabitazione tra i cittadini, tra cittadini che rispettino le libertà degli altri, non è cosa da poco, e di certo non si può affidare a una materia scolastica, panacea di ogni male, e neanche alla scuola in quanto tale.
Occorrono, semmai, serie politiche di integrazione delle fasce più deboli della popolazione, che per decenni sono state “deportate” nelle cosiddette villes nouvelles, in realtà quartieri dormitori in cui ghettizzare migliaia di persone che, col tempo, hanno sviluppato avversione e rancore per le istituzioni dello Stato. Consigliamo, a chi non lo conoscesse, di vedere il bellissimo film degli anni ’90, “L’Odio“, di Mathieu Kassovitz in cui – citiamo un brano della recensione di Mymovies – tre sbandati provano, in maniera diversa, a stare a galla in un mondo condannato alla marginalità, destinato all’invisibilità, all’indifferenza infastidita della Parigi bene e all’incuranza della politica che si limita ad affidarlo ai trattamenti “speciali” della polizia, pronta a sfogare in periferia il peggio di sé.
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