Tornare indietro significherebbe rischiare di non riaprire le scuole a settembre, perchè le iscrizioni sono chiuse, l’organico è deciso e persino i finanziamenti sono assegnati: questa in sintesi la dichiarazione di un assessore regionale rilasciata al Sole24Ore e che fra l’altro coincide con quanto dichiarato dal ministro Profumo: “L’eventuale revisione dei piani già adottati avrebbe nefaste conseguenze sul regolare avvio del prossimo scolastico, perchè sono ormai in via di conclusione tutte le operazioni: iscrizioni, attivazione dei nuovi indirizzi di studio per le scuole di II grado, trasferimenti del personale scolastico e immissioni in ruolo.
Dunque, per ora le Regioni si accontentano del successo morale ottenuto, ma non si torna indietro, affermano altri assessori regionali all’istruzione, perché significherebbe non riaprire a settembre.
Tuttavia, nello specifico, la tregua tra Governo e Regioni è anche dovuta all’esito del confronto alla Consulta: la Corte infatti ha accolto il ricorso solo a metà. È stato cassato il comma 4 dell’articolo 19 del Dl 98/2011, sulla soglia dei mille alunni, ritenuta “una norma di dettaglio dettata in un ambito di competenza concorrente”, ma è stato salvato il comma 5 sugli organici, che di fatto cancella preside e dirigente scolastico in tutte le scuole con meno di 600 alunni (400 in situazioni particolari), con un taglio di circa 2mila posti per ciascuna di queste categorie.
Le due questioni sono tra loro connesse: “La Consulta ci ha dato ragione sulla competenza ma gli strumenti concreti del dimensionamento restano in mano allo Stato”, lamenta amara Stella Targetti, vicepresidente della Giunta toscana con delega alla scuola.
Ma a turbare l’equilibrio raggiunto tra Stato e Regioni potrebbe essere un outsider: il piccolo sindacato Anief (che dalla Consulta è già riuscito a far cancellare una norma sullo spostamento dei precari) minaccia di impugnare in ogni Tar i singoli piani perché, secondo il suo presidente, Marcello Pacifico, “sono ormai illegittimi, emanati sulla base di una disposizione che non esiste più”.
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