Dopo la pubblicazione dell’articolo “lezioni di coding: un’informatica lato maker oltre che consumer” alcuni insegnanti della scuola primaria hanno fatto giustamente notare che coding non si coniuga solo nel nome della Apple, perché esistono e sono molti usati, anche nella scuola italiana, altri linguaggi utili a conseguire lo stesso fine.
Parliamo di Scratch (http://scratch.mit.edu/), un linguaggio di programmazione didattico e del suo ambiente di sviluppo e d’autore. Il linguaggio, ispirato alla teoria costruttivista dell’apprendimento, è stato progettato per l’insegnamento della programmazione tramite primitive visive. Scratch è destinato a studenti, insegnanti e genitori, ed è utilizzabile per progetti pedagogici e di intrattenimento che spaziano dalla matematica alla scienza, consentendo la realizzazione di simulazioni, visualizzazione di esperimenti, animazioni, musica, arte interattiva, e semplici giochi.
L’idea di questo linguaggio è quella che anche i bambini o le persone inesperte di linguaggi di programmazione possano imparare importanti concetti di calcolo matematico, a ragionare in modo sistematico, a pensare in modo creativo e anche a lavorare con partecipazione.
Lanciato nel 2007, oggi Scratch conta più di dieci milioni di pagine viste al mese, circa mezzo milione di utenti attivi principalmente tra gli 8 e i 16 anni e oltre cinque milioni di progetti che crescono a un ritmo di 1.500 al giorno. Dietro a questa idea c’è Mitchel Resnick, guru della pedagogia hi-tech e direttore del Lifelong Kindergarten group del MIT Media Lab che studia proprio i rapporti tra i bambini e l’informatica.
A tal proposito lo stesso Resnick dice: “Lo scopo principale di questo linguaggio non è preparare le persone per una carriera da programmatori professionisti, ma allevare una nuova generazione di creativi, di pensatori metodici che si trovino a proprio agio nell’usare la programmazione per esprimere le proprie idee” .
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