La ministra Giannini confida alla stampa di non ritenere i sindacati “interlocutori privilegiati” nel confronto sulle linee guida. Affermazione a dir poco singolare, visto che si colloca in un ragionamento sulle modalità di retribuzione del personale, materia tipicamente contrattuale, sulla quale dunque non si inseguono privilegi, ma si chiede solo il rispetto di quanto le norme di legge prevedono. Non è questo per la verità l’unico tema su cui il documento del governo invade prerogative della contrattazione, ma è certamente quello in cui l’ingerenza è più palese, su un argomento – la valorizzazione del merito – che purtroppo ancora una volta viene dato in pasto alla pubblica opinione in termini di forzata semplificazione ideologica, stabilendo un’antinomia fra anzianità e merito che non trova riscontro in altri paesi. Anziché distinguersi da questi con discutibili autodecorazioni (“siamo innovatori coraggiosi”), si presti un minimo di attenzione alle obiezioni che sempre più frequentemente stanno emergendo rispetto a un’impostazione la cui portata innovativa, insieme alla reale efficacia, è tutta da dimostrare.
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