Il premier Renzi dichiara che lo sciopero della scuola “fa ridere”: incapace di comprenderne le ragioni, con quella battuta conferma soltanto la sua superficialità, la sua presunzione e la sua scarsa conoscenza di una realtà, quella della scuola, su cui ha molto da imparare e ben poco da insegnare.
Si può ben comprendere come gli serva “un’intensa campagna di comunicazione” per far capire cosa prevede il suo progetto, tante sono state, in questi mesi, le versioni che ne ha proposto: ogni volta diverse, spesso stravaganti, sempre ugualmente lontane da ciò che servirebbe davvero alla scuola per cambiare in meglio.
Oggi il disegno di legge è lì, nero su bianco, a dirci quali e quante attese siano state prima suscitate e poi frustrate, a partire da un tema drammatico come quello del precariato; quanti problemi siano stati disattesi e quanti posti malamente, mettendo a grave rischio l’idea di scuola come comunità che insieme condivide la responsabilità di un progetto educativo.
{loadposition eb-progetti}
E’ proprio in nome di famiglie e studenti che noi vogliamo una scuola in cui si assuma come criterio e valore di fondo quello della cooperazione e non quello della competizione.
Non c’è bisogno che il Premier ci ricordi a chi appartiene la scuola: stia attento lui, piuttosto, a non dimenticare che la scuola vera la fanno ogni giorno, con passione, competenza e impegno, le persone che ci lavorano, tra mille problemi e difficoltà cui rischiano di aggiungersi quelle derivanti da provvedimenti decisi senza la scuola e contro la scuola.