Categorie: Precari

Scrima: basta giocare con i numeri del precariato

Dalle anticipazioni di stampa che si stanno susseguendo anche in queste ore, emerge con sempre maggiore evidenza che sul piano assunzionale della Buona Scuola il Governo sta rendendosi conto di problemi che per parte nostra avevamo da subito evidenziato, perché la soluzione proposta inizialmente, mossa dall’ambizione di mettere la parola fine al precariato semplicemente svuotando le GAE, si rivelava al tempo stesso difficilmente praticabile e niente affatto risolutiva del problema.
Erano infatti, e sono, decine di migliaia i precari oggi al lavoro nella scuola, ma non inseriti nelle graduatorie ad esaurimento. Anzi, sono addirittura la maggioranza dei docenti con contratto a tempo determinato.
Per essi dovrebbero trovare fra l’altro applicazione i principi definiti con la sentenza della Corte di Giustizia Europea, impensabile escluderli dal piano.
Lo abbiamo detto da subito, l’abbiamo ribadito due giorni fa con la manifestazione davanti al Miur.
Detto questo, lascia però sconcertati che su una partita così delicata, che investe il destino di migliaia di persone, il Governo dia la stura a uno stillicidio di numeri e di pseudo soluzioni, suscitando e frustrando di continuo aspettative con un modo di procedere assolutamente inaccettabile.
Anche perché nel frattempo, pur trattandosi di questioni direttamente legate alla gestione del personale, non è mai stata data alcuna informativa certa e attendibile nelle sedi di confronto sindacale. Sedi che non basta attivare formalmente, se non sono onorate con la chiarezza, la trasparenza e la completezza delle informazioni, premessa indispensabile per sviluppare ragionamenti seri e utili.
Anche nell’incontro di lunedì scorso al Miur, e l’abbiamo sottolineato nei nostri comunicati, non ci è stato fornito alcun dato attendibile, salvo apprenderli poi dalla stampa in termini che alimentano solo incertezza e confusione.
Il Governo si renda conto che non può giocare su numeri dietro ai quali ci sono le persone e i loro destini: serve un po’ meno demagogia e un po’ più di serietà e responsabilità.
 
 
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Redazione

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