Ennesima esternazione della ministra Giannini, che questa volta se la prende con i sindacati i quali, a suo dire, quando contrattano chiedono solo il “minimo garantito” per tutti e non di valorizzare chi lavora meglio. Parole che suonano irrispettose non tanto per i sindacati, quanto per i lavoratori della scuola, delle cui retribuzioni la ministra è evidentemente all’oscuro. Forse non sa quanto guadagna una categoria che mediamente sta sotto lo stipendio con cui, a detta del premier, si fa fatica a vivere. Conosce poco anche come si fa un contratto, la ministra Giannini. La invitiamo a riflettere sul fatto che la contrattazione avviene sulle risorse che il governo rende disponibili: se queste bastano appena a soddisfare “il minimo garantito”, come lei sprezzantemente lo definisce, non è certo colpa dei sindacati. Sono anni che chiediamo di avere le risorse necessarie per introdurre elementi nuovi e diversi di progressione nella carriera. Un ministro e un governo che vogliano sul serio rimettere al centro la scuola si facciano carico di questo, invece di avventurarsi in polemiche prive di fondamento e di senso. È persino paradossale, a dire il vero, che si polemizzi sui contenuti di una contrattazione di cui al momento non si vede nemmeno l’ombra. L’ultimo contratto risale al 2007, lo ricordiamo alla ministra Giannini, invitandola ad attivarsi perché si giunga quanto prima ad aprire la stagione del suo rinnovo: finalmente, dopo tanto parlare di merito, avremmo l’opportunità di “entrare nel merito” di ciò che serve davvero per migliorare la scuola valorizzandone le professionalità. Lo dice, in una nota, Francesco Scrima, segretario generale Cisl Scuola
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